Berlusconi vuol punire i “birbantelli”: ma quanti ce ne sono nelle sue liste?

Pubblicato il 19 Febbraio 2010 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi ieri ha annunciato per il Pdl «liste pulite» e sgombre di «mele marce» e soprattutto di «birbantelli». Ma chi sono questi “birbantelli”? In Consiglio di Ministri viene annunciato un provvedimento che inasprisca le pene contro i corrotti della politica, ma invece della redazione dell’atteso testo di un disegno di legge ad hoc, per ora è stata licenziata solo una “bozza” di impegno. Anche perchè la matassa è più ingarbugliata, considerando la lunga lista di politici della maggioranza raggiunti a vario titolo e in misura diversa da provvedimenti giudiziari un po’ in tutta Italia.

Il Cavaliere ha scelto, come moralizzatori elettorali del suo partito, Denis Verdini, che ha appena avuto problemi nell’inchiesta sulla Protezione Civile, Ignazio La Russa, che pure in Lombardia, dove lui comanda, ha appena dovuto sopportare l’arresto di diversi pezzi forti del Pdl e Sandro Bondi che in questi giorni lo si vede armeggiare con evidenziatori e matite rosse e blu. Riusciranno ad eliminare i nomi chiacchierati o a non farli neppure entrare nelle liste delle prossime regionali?

Occhi aperti in Campania, visto che, Cosentino o non Cosentino, tre o quattro aspiranti candidati per il centrodestra non sono eticamente immacolati. Il sindaco di Pagani, per esempio, sospeso e condannato per peculato. Si chiama Alberico Gambino: dentro o fuori dalla lista? E quel consigliere comunale di Napoli, Umberto Minopoli, rinviato a giudizio per un indagine legata al piano regolatore: dentro o fuori dalla lista? Il Pdl campano, il cui big è il cosentiniano Cesaro, presidente della provincia di Napoli e in predicato di essere sotto l’attenzione della Procura, s’è comunque dotato di un Codice Etico.

Se nella Lombardia di Formigoni, nostante la campagna moralizzatrice del Cavaliere, sarà molto difficile lasciare fuori dalla corsa il ras di Pavia, GiancarloAbelli, la cui moglie Gabriella Gariboldi è stata arrestata nell’ambito dello scandalo riguardante le bonifiche, nessun problema di candidatura ad esempio per Massimo Ponzoni (sentito dai giudici perla stessa inchiesta e capolista a Monza).

Nel Lazio, il potentissimo senatore Fazzone, quello di Fondi e padrone dei voti azzurri nel Basso Lazio, è super-candidato nonostante sia indagato per abuso d’ufficio (“E’ tutta una montatura e il reato è prescritto”, si difende lui). Un altro, sempre in corsa con il Pdl, è Romolo Del Balzo. Consigliere regionale uscente, non è indagato ma il suo nome fìgura nelle pagine dell’inchiesta Damasco, che è quella da cui nasce l’indagine amministrativa sulla criminalità organizzata a Fondi.

In Puglia, dove l’aspirante governatore del Pdl Rocco Palese assicura «niente veline nelle nostre liste», l’offensiva dell’etica non sembra riguardare Tato Greco, pezzo importante del centro-destra, invischiato nelle vicende di Tarantini e in corsa con «La Puglia prima di tutto», lista del ministro Fitto in appoggio al Pdl. Nella stessa squadra, l’imprenditore petrolifero Fabrizio Camilli, che ha patteggiato una causa per truffa.

Quasi ovunque le llste sono ancora da ultimare. Ma in Calabria – dove un dirigente del Pdl della zona di Cosenza che si batte per le trasparenza elettorale è stato minacciato – c’è la transumanza dalla sinistra, e sopratutto dell’Udeur, alla destra di personaggi chiacchierati o già condannati. Si fanno i nomi, fra gll altri, di Cosimo Cherubino, di Enzo Sculco, di Franco Laruta.

Un nuovo codice etico che dovrebbe però partire da casa propria, se funziona bene altrimenti si potrà sempre dire: “Non li ho scelti io i candidati”.