Bersani: “Fini sia coerente. Sulle intercettazioni faremo battaglia”

Pubblicato il 29 Aprile 2010 - 08:34 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

Pier Luigi Bersani, in un’intervista a Rainews 24, esorta Gianfranco Fini ad “essere coerente” dopo lo strappo con Silvio Berlusconi e sulle intercettazioni promette battaglia dura in Parlamento.

“Lui faccia quello che ritiene  -dice Bersani a proposito di Fini – credo però che debba mostrare la sua coerenza in passaggi parlamentari come i temi economici o norme come quella sulle intercettazioni e la giustizia”.

“Noi aspettiamo – afferma – la coerenza del suo strappo. Fini è il sintomo di un problema, non è né la malattia né la cura. Per anni il governo non ha deciso nulla mentre c’è stato uno scivolamento economico e sociale mentre il sistema democratico è stato deformato”. Il presidente della Camera quindi, secondo il leader Pd, “solleva problemi veri ma dentro uno schieramento dove è impossibile risolverli, quindi questo battibecco avrà a mio avviso scarsi esiti pratici”.

“Il patto repubblicano è un appello che ho rivolto non solo a Fini e prima dello strappo – precise l’ex ministro – Servono riforme ancorate alla Costituzione ed intorno ad essa si può costruire un patto repubblicano. Non mi metterei ora a fare tatticismi perché in questo momento bisogna dare il senso della prospettiva e noi stiamo lavorando al Progetto Italia e intorno ad esso discuteremo con tutte le opposizioni”.

Poi sulle intercettazioni Bersani promette battaglia: “Fin qui la norma è insufficiente – dice – No si può indebolire uno strumento essenziale per indagini come quelle di mafia. Se resta così sarà opposizione dura”.

Lanciando poi uno sguardo in casa del centrosinistra, Bersani pensa al governatore della Puglia che molti indicano come il futuro leader della sinistra. “Nichi Vendola – analizza Bersani – è un buon governatore, una persona di profilo nazionale e può dare un contributo forte per l’alternativa”.

Infine sulla crisi greca Bersani afferma: “Non credo che comporterà il disastro per l’euro ma non arrivano buone notizie e l’Europa è intervenuta tardi e male dimostrando che le leadership europee si sono allontanate dal progetto originario di Europa che coniuga il risanamento con la crescita”.