Contagiati mezzo mln, un milione! Chi offre di più? Parola d’ordine: tampone ci spetta

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 25 Marzo 2020 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA
Contagiati Italia mezzo mln, un milione! Chi offre di più? Parola d'ordine: tampone ci spetta

Contagiati mezzo mln, un milione! Chi offre di più? Parola d’ordine: tampone ci spetta (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Contagiati da coronavirus, quanti sono? Quelli conteggiati circa 70 mila. Ma ovviamente sono di più. Ci sono infatti i cosiddetti asintomatici, coloro che sono stati contagiati appunto dal coronavirus ma non hanno sintomi, non stanno male. Sono contagiati ma non tecnicamente pazienti. Sono contagiati ma di fatto non malati. Però, drammaticamente, sono in grado di spargere contagio, ulteriore contagio.

Gli asintomatici ci sono ed è legittimo supporre siano tanti dal momento che coronavirus sa sia uccidere per la via della polmonite interstiziale che talvolta induce, sia legarsi e insediarsi nell’organismo umano in maniera lieve, facendo minimo o nullo danno. Gli asintomatici ci sono, sono tanti e sono stati e continuano ad essere con tutta probabilità una delle fonti maggiori del contagio.

Agli asintomatici vanno aggiunti nel conteggio quelli che i medici chiamano i pauci sintomatici, cioè coloro quelli che hanno piccoli sintomi, forse da coronavirus ma forse anche da normale per così dire infreddata. Una quota di chi ha quel che può apparire un raffreddore con tosse può invece essere affetto da coronavirus.

Quindi non 70 mila, di più. Che siano di più è scientifico, razionale, documentabile. Perfino ovvio date le caratteristiche del virus. Ma non scientifica, arbitraria, umorale e teatrale è la conta di quanto sia quel di più. Oggi 25 marzo, basta un solo giorno di rassegna stampa per apprezzare ciò che si va narrando. Ecco il titolo e l’articolo che dà per certo il moltiplicatore sia dieci, quindi 700 mila i contagiati. Ma altro conteggia con il moltiplicatore 6, quindi 450 mila contagiati. Non manca chi non vuol apparire col braccino corto e usa il moltiplicatore 15, quindi un milione di contagiati.

La tendenza è a non essere avari, la tendenza è al chi offre di più. Così una dato epidemiologico vero e importante (importante per le strategie di contenimento dell’epidemia) diventa un gioco comunicativo al rialzo. Gioco che si gioca secondo le regole principali della vita pubblica pre coronavirus: il lamento, il rancore, il vittimismo, la caccia alla colpa altrui, il sensazionalismo, la denuncia, denuncia a prescindere di chiunque abbia o si prenda una responsabilità.

Gridare al milione di contagiati serve a veicolare il messaggio: hanno sbagliato tutto. Serve a veicolare il messaggio: nascondono la verità. Serve a veicolare il messaggio: non fanno quello che dovrebbero fare.

Da cui discende la parola d’ordine di questi giorni e queste ore: il tampone ci spetta, il tampone mi spetta. Nella ormai mitizzata Corea del Sud di tampini ne hanno fatti meno che in Italia, lì però sapevano dove andare a farli, nelle filiere di contatti dei malati. Da noi sui tamponi sono stati fatti errori: non sono stati fatti i tamponi a tutti coloro che lavorano nella Sanità (forse per il terrore di scoprire tanti positivi asintomatici tra medici e infermieri impossibili da rimpiazzare). Non sono stati fatti i tamponi a tutti coloro che hanno per lavoro molteplici contatti sociali: forze dell’ordine, chi lavora in farmacia e nei supermercati…Non sono state ricostruite le reti e linee dei contatti sociali dei malati e quindi non sono stati fatti i tamponi a chi era entrato in contatto con loro.

Ma tutto questo, compresi errori e mancanze, si è trasformato in un collettivo, irato e già quasi indignato: dateci i tamponi, i tamponi ci spettano. Il tampone come diritto del cittadino in quanto tale, cioè una follia pratica e una assurdità clinica è parola d’ordine che corre dalle Alpi al Lilibeo, dalla tv ai social. Non quel che deve essere e non è: tamponi per medici, infermieri, ambulanze, cassiere, farmacisti, poliziotti, carabinieri…No, la parola d’ordine è tampone per tutti, tampone talismano e simbolo di status  e infatti corre l’angoscia: se non mi fanno il tampone non conto nulla, se non mi fanno il tampone…mi hanno lasciato solo! E qui il pre e dentro coronavirus del sentir comune si ricongiungono.