Eolico in Sardegna, nuove accuse per Verdini. Il coordinatore del Pdl avrebbe riciclato denaro sporco

Pubblicato il 27 Maggio 2010 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA

Denis Verdini

Sempre più grave la posizione del coordinatore del Pdl Denis Verdini nell’inchiesta sull’eolico in Sardegna. Già accusato di corruzione, ora la procura della Repubblica di Roma gli ha contestato anche il reato di riciclaggio compiuto, secondo le ipotesi del Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Rodolfo Sabelli ed Ilaria Calò, con Flavio Carboni, il “faccendiere”. Anche quest’ultimo ha visto un peggioramento della propria situazione: Carboni deve rispondere anche di associazione per delinquere. L’inchiesta sull’eolico vede indagati, tra gli altri, il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, il “tributarista” Pasquale Lombardi, Arcangelo Martino, costruttore, Pinello Cossu, consigliere provinciale di Iglesias, Ignazio Farris, direttore generale dell’Arpa Sardegna, tutti accusati per concorso in corruzione.

Le nuove accuse a Vedini arrivano al termine di indagini bancarie svolte sia dalla Banca d’Italia che dai carabinieri i quali, su incarico della Procura di Roma, hanno perquisito e sequestrato documentazione nel Credito Cooperativo Fiorentino, banca gestita dello stesso coordinatore del Pdl. Secondo l’accusa, nell’istituto di credito sarebbero transitati 800 mila euro dirottati da Flavio Carboni. La somma sarebbe stata “raccolta” da Carboni grazie ai versamenti di alcuni imprenditori che avrebbero “anticipato” future donazioni di denaro a quanti (funzionari pubblici e politici) avrebbero potuto dare una mano per realizzare impianti eolici in Sardegna.

“Si tratta di denaro di nuovi soci della società editrice” aveva dichiarato Denis Verdini. Respingendo l’accusa di aver fatto transitare dalla sua banca “fondi neri”, il coordinatore del Pdl ha giustificato quel passaggio di denaro come un aumento di capitale del “Giornale della Toscana”, di cui lui stesso detiene la maggioranza azionaria. Il Procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, non ha creduto a questa versione e ha delegato la Guardia di Finanza ad indagare sui conti di Verdini e sulle sue società. Nei prossimi giorni Verdini sarà convocato dai magistrati e dovrà dare conto, oltre che dei movimenti di denaro, dei suoi rapporti con il Governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci e con il senatore Marcello Dell’Utri (che non è indagato,) i quali avrebbero pilotato la nomina di Ignazio Farris come presidente dell’Arpa Sardegna, l’agenzia deputata ai controlli ed al rilascio delle concessioni per gli impianti eolici nell’isola.

A sostenere l’accusa, alcune conversazioni intercettate dai carabinieri. “La sua nomina (di Ferraris, n.d.r) a presidente dell’Arpa è fondamentale, altrimenti io esco dall’affare”, ha detto Carboni in uno dei nastri. Grazie a intercettazioni e pedinamenti, gli investigatiori hanno anche registrato alcuni incontri a Roma (ammessi poi sia da Cappellacci che da Verdini) dove veniva sollecitata la nomina di Fabris, che avrebbe potuto agevolare gli interessi degli imprenditori “raccomandati” da Marcello Dell’Utri e da Flavio Carboni.

Ma i guai con la giustizia non finiscono qui per Verdini. L’indagine della Procura di Roma si lega infatti con quella della Procura di Firenze, in cui il coordinatore del Pdl è indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul G8 e dei Grandi Eventi per l’appalto al “Palazzo dei Marescialli” della città toscana. Ad accomunare le due inchieste sono gli affari e le operazioni finanziarie, finite anche nel mirino degli 007 della Banca d’Italia: gli inquirenti stanno indagando su alcune operazioni finanziarie condotte da Verdini con l’altro indagato dell’inchiesta fiorentina, l’imprenditore Riccardo Fusi. Inolltre le procure di Roma, Perugia e Firenze sospettano che ci siano dei “tesori” nascosti in alcune banche straniere. Soldi occultati in conti correnti e forzieri di banche e società finanziarie del Lussemburgo che  il coordinatore del Pdl Denis Verdini e i vari personaggi coinvolti nell’inchiesta G8 avrebbero truffato allo Stato e all’Unione Europea, che poi sarebbero riusciti a mettere al sicuro all’estero.