Evasione, Civati (Pd) e Gasparri (Pdl): “Ok all’accordo con la Svizzera”

Pubblicato il 29 Aprile 2012 - 11:57| Aggiornato il 23 Aprile 2013 OLTRE 6 MESI FA

Giuseppe Civati (LaPresse)

ROMA  – Il consigliere regionale lombardo del Pd Giuseppe Civati, da un paio di mesi con la rete ‘Prossima Italia’, ha lanciato l’Operazione Guardie Svizzere per dare un freno al costante traffico della A9, la Lainate-Como-Chiasso per esportare altrove i capitali italiani. Gran Bretagna, Germania ed ora anche Austria hanno infatti sottoscritto accordi con la Svizzera per tassare i patrimoni espatriati. Noi invece aspettiamo un’azione collettiva da parte dell’Europa.  Il Fatto Quotidiano ha intervistato il consigliere del Pd che si è detto favorevole ad un accordo con le bache svizzere che detengono 150 miliardi di euro che provengono dall’Italia.

Arriverà?

“Io credo che il governo italiano debba agire in prima persona e convincere l’Unione europea ad adottare politiche comuni anche in questo ambito”.

 Quanto porterebbe nelle nostre casse?

 “La stima supera i 30 miliardi di euro. Ci rendiamo conto?”

La lotta all’evasione però il governo la sta facendo. Proprio ieri c’è stata l’operazione Primo Maggio: i controlli della finanza negli agriturismi...

“La battaglia sullo scontrino va benissimo, ma è solo una parte del problema. Vorrei che si cominciasse a moralizzare anche sul paradiso fiscale che l’Europa conserva dentro di sé”.

I laburisti tedeschi hanno criticato la Merkel: dicono che l’accordo con la Svizzera è un condono.

!Macché, la nostra è una misura strutturale, è un’operazione che rimedia al pasticcio immondo che è stato lo scudo fiscale”.

 In Parlamento ha trovato sponde alla sua proposta?

“Massimo Donadi dell’Italia dei Valori è stato attento a questa vicenda sin dall’inizio. Ha presentato un’interrogazione al ministro Giarda per chiedergli che intenzioni ha il governo”.

 Risposta?

“In mandarino. Una nota del ministero dell’Economia che ha spiegato il rischio di contrarietà dell’Ue”.

Ora invece pare che da Bruxelles sia arrivato il via libera.

“Non vedo altre possibili obiezioni. Sarebbe un messaggio di equità, di uguaglianza, darebbe respiro al sistema delle imprese. Sentiamo parlare ogni giorno di suicidi, di aziende e di lavoratori in grande difficoltà. Non si capisce perché i super-ricchi non debbano fare la loro parte”.

La patrimoniale?

“Sarebbe una delle misure più popolari. Con l’economista Filippo Taddei abbiamo fatto una proposta (i dettagli sono nella scheda in basso, ndr): una mini-patrimoniale che colpisce solo i super-ricchi e che ci porterebbe almeno 5 milioni di euro l’anno. L’idea è quella di non buttarli nel calderone della finanza pubblica, ma di usarli per finanziare le riforme, dalla scuola all’università al risparmio energetico, che possono cambiare il Paese”.

Il Pd che le ha detto?

 “Ci possono essere tutti i distinguo del caso, ma io dico una cosa ai miei colleghi di partito: la mini-patrimoniale è una cosa da sinistra moderna. Se il Pd la sostiene, secondo me, rischia di vincere le elezioni”.

Oltre al Pd, ad essere d’accordo sembra essere anche il Pdl. Il Fatto Quotidiano lo ha infatti chiesto a Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato per il Pdl.

Se con Silvio Berlusconi al governo una componente del partito guardava con sospetto la misura, poco popolare soprattutto al Nord nelle zone di frontiera dove abitano molti dei titolari dei conti elvetici, ora le cose sono cambiate. “Ne parlavo giusto un paio di giorni fa con l’ex ministro Paolo Romani, che ha seguito il dossier per noi, e siamo concordi che non si può più aspettare e che bisogna fare l’accordo con la Svizzera”.