Federalismo, cinque Regioni “esenti”: incassano ma non pagano. Sicilia, Sardegna, Friuli, Val d’Aosta, Alto Adige

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Febbraio 2011 - 16:12 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ quasi fatta. Dopo anni di battaglie, soprattutto leghiste, il federalismo sembra essere in dirittura d’arrivo. Mancano solo i decreti attuativi e poi questa grandiosa riforma che contribuirà ad eliminare gli sprechi e premiare i più virtuosi sarà realtà. Peccato che non varrà per tutti. Sarà applicato a sole 15 regioni su 20. Le 5 regioni a statuto speciale non dovranno infatti attenersi alle regole imposte dal federalismo.

Possibile che nessuno se ne sia accorto sino ad ora? Possibile che in Parlamento nessuno abbia pensato di porre rimedio a questo squilibrio normativo? Difficile crederlo, più facile pensare che si sia preferito non pubblicizzare, se non tacere del tutto, quest’eccezione. Se federalismo sarà, non sarà per tutti quindi. La grandiosa riforma renderà federalista il 75% dell’Italia, una regione su quattro. Per carità, meglio di niente obietteranno i sostenitori della riforma, ma andrebbe ammesso che l’Italia varerà un federalismo zoppo. Nonostante un paradosso: sulla carta le Regioni a statuto speciale sono già federaliste, se con questo s’intende trattenere sul territorio le tasse che lì vengono prodotte. Esattamente quello che accade in Sicilia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e nelle due Province di Trento e Bolzano, per un totale di 9 milioni di abitanti, il 15% dell’intera popolazione italiana. Anche se con differenze notevoli. Alle Regioni autonome del Nord le imposte pagate dai loro cittadini bastano e avanzano. In Sicilia e Sardegna, no. Nel 2008 lo Stato ha dovuto versare in più 508 milioni alla Sardegna e 2,3 miliardi alla Regione siciliana.

Una situazione che è destinata a continuare, come ha denunciato Salvatore Bilardo ispettore capo della Ragioneria che in un’audizione in Commissione Bicamerale ha detto: “L’eliminazione delle inefficienze e delle storture in materia di finanza pubblica, cui è finalizzato il processo di federalismo fiscale, non può che riguardare l’intero territorio nazionale”. Considerazione che ha provocato la replica stizzita (“È il ministro che deve parlare di politica, non la Ragioneria”) del presidente della Commissione Enrico La Loggia, siciliano, nonché nipote dell’omonimo uomo politico che fu fra i fondatori dell’autonomia regionale della Sicilia. Destinata a continuare perché le Regioni a statuto speciale sono escluse dal meccanismo principale, quello dei cosiddetti “costi standard”, che d’ora in poi dovrà sostituire il sistema della “spesa storica” con il quale lo Stato rimborsa a piè di lista i governatori, e destinata a continuare perché l’autonomia di queste sei entità è prevista dalla Costituzione.