Federalismo, testa o croce…

Pubblicato il 30 Aprile 2009 - 14:47 OLTRE 6 MESI FA

È come lanciare una moneta, ed è stata lanciata. Ricadrà in terra tra circa sette anni, due per i cosiddetti decreti delegati, cioè per le regole di applicazione concreta del principio diventato legge in Parlamento: il federalismo fiscale. E altri cinque sono stimati il tempo occorrente per l’applicazione delle regole stesse. Come una moneta, testa o croce.

Se “esce” il lato buono della moneta il federalismo fiscale porterà  il principio e la pratica della responsabilità fiscale. Cioè le Regioni e gli enti locali saranno responsabili della spesa pubblica visto che acquisiscono il diritto a imporre e riscuotere tasse e tributi al posto dello Stato. L’Iva soprattutto e una quota di Irpef. Responsabilità e quindi miglior utilizzo della leva fiscale, cioè niente spesa a piè di lista, alla lunga meno tasse.

Ma può “uscire” il lato cattivo della moneta: una moltiplicazione per venti e passa, tante quante sono le Regioni, delle attuali abitudini e burocrazie. Quindi maggiore e non minore spesa e pressione fiscale.

L’esito del lancio della moneta è incerto perchè non sciolto è l’equivoco, politico, culturale e di pubblica opinione sul federalismo. Può significare “far da sè”, con indubbio vantaggio di efficienza e, appunto di responsabilità. Per molti invece federalismo significa “far per sè”, cioè ciascun pezzo d’Italia che fa il suo interesse a scapito degli altri e del potere centrale. In questo caso si ha la moltiplicazione e non la riduzione del danno.

Non esistono sondaggi al riguardo ma, se ci fossero, registrerebbero che il federalismo del “far per sè” è maggioranza nel ceto politico e tra la gente, non solo al Nord. Di qui il rischio concreto che il federalismo fiscale possa costare decine di miliardi invece di farne risparmiare altrettanti. Alla domanda quanto costa, il ministro Tremonti ha sempre risposto: impossibile dirlo, dipende. Appunto.