Feltri a muso duro: “Via Fini e Brancher, Napolitano comunista”

Pubblicato il 3 Luglio 2010 - 10:42 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Feltri, in un editoriale pubblicato sabato in prima pagina sul Giornale, affronta a muso duro i nodi interni del Pdl. Per ”trasformare l’esecutivo in un meccanismo decente”, occorre provare ad ”affrontare tre emergenze”, ovvero: ”sciogliere il nodo Fini che strozza qualsiasi attività”, ”convincere Brancher a farsi da parte, perchè la sua ascesa a ministro è stata poco limpida” e ”sbrigarsi a rendere definitiva la manovra rassegnandosi alle proteste di chi si sente danneggiato”.

A Berlusconi, aggiunge Feltri, ”va ricordato che troppi cretini e troppi ladri in posti di responsabilità non sono tollerabili e che non si può dire sì a tutti e che governare significa anche scontentare qualcuno”.

Per il direttore del Giornale non c’è nessun motivo per il quale ”azzerare la classe dirigente, con la certezza di cadere dalla padella nella brace”, chiedendo a Berlusconi o Bossi di ”fare un passo indietro e mandare avanti personaggi freschi, come Maroni o Tremonti, oppure estranei alla politica come Draghi, Montezemolo, Marcegaglia”.

Il problema, piuttosto, è che ”la concordia non si impone per decreto” e dunque ”chiunque sia al timone” del governo ”è costretto a barcamenarsi fra veti, trattative estenuanti, cedimenti, polemiche”. “Senza dimenticare l’alto tasso di litigiosità nelle coalizioni”.

Di Fini Feltri dice in particolare che ”è un dissidente e capeggia un gruppetto di ‘arditi da salotto”’, mentre ”al Quirinale c’è un ex comunista il quale, anche se si sforza di dimenticare le sue origini politiche, non può dissociarsi da sè stesso”.