Fini blocca le riforme di Berlusconi: “Niente forzature, cambiamo, ma con il Pd”

Pubblicato il 13 Ottobre 2009 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA

Dopo la bocciatura del lodo Alfano tornano all’ordine del giorno di Berlusconi le riforme, riforme costituzionali, più poteri al premier, superamento del bicameralismo perfetto, Senato federale, riduzione del numero dei parlamentari. Su questo terreno l’opposizione sembra disponibile a discutere mentre l’Idv è contrario a qualsiasi interlocuzione con il premier. Nel mirino c’è però anche la giustizia, con la separazione delle carriere dei magistrati, la riforma del Csm, i nuovi criteri di nomina della Consulta e l’immunità parlamentare.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini blocca però gli entusiasmi del premier, ricordando che le riforme istituzionali vanno fatte con maggioranze larghe, per evitare il referendum. “Niente forzature. L’intesa è più faticosa ma più saggia” ha detto Fini, che ha anche ribadito che l’accordo con il Pd e l’Udc è imprescindibile. Le riforme verranno fatte solo con l’assenso dell’opposizione dunque.

Sembra che la pensi così pure Bossi. «Certo – spiega il capogruppo della Lega Roberto Cota – sta anche all’opposizione dimostrare maturità. A noi interessa il federalismo rispetto al quale il Pd ha dimostrato di non avere idee preconcette».

Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto spiega: «Nessun tema può essere considerato un tabù intoccabile se si vuole riformare lo Stato e ridisegnare quei rapporti tra politica e magistratura che sono stati devastati nel ’92-’94 dal circolo mediatico-giudiziario». Cicchitto parla di «confronto dialettico con una parte dell’opposizione».

La pensa diversamente Massimo D’Alema che in merito ad un dialogo tra maggioranza ed opposizione sulle riforme spiega: «In una situazione in cui il premier attacca il Capo dello Stato e la Corte Costituzionale, il modo in cui lancia l’idea del presidenzialismo è preoccupante. Denota la volontà di forzare le regole costituzionali con una spinta unilaterale della maggioranza».

Ma come già detto, a fare le riforme a colpi di maggioranza non sembrano d’accordo nemmeno Fini e Bossi.