Fini invita a pensare alle pensioni: “Bisogna fare qualcosa per i giovani”

Pubblicato il 27 Febbraio 2010 - 13:58 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini affronta il tema delle pensioni e dice che «qualcosa bisogna fare, magari non oggi o domani mattina ma qualche cosa bisogna fare».

«Oggi – ha spiegato il presidente della Camera – pagano soprattutto i giovani che quando diventeranno padri, rischiano di dover scoprire di aver pagato molto per le generazioni precedenti e poco per se stessi».

Fini ha parlato anche del contributo che danno gli immigrati al sistema pensionistico: «Ci rendiamo conto del contributo determinante che gli immigrati danno per pagare le pensioni dei nostri vecchi? Ci siamo accorti – ha continuato il presidente della Camera – che con la pensione di un anziano un giovane può tirare a campare mentre prima era lui che aiutava il padre in famiglia? Vorrei che nel Pdl di discutesse di questi temi. Tremonti e Sacconi hanno ragione nel dire che non abbiamo la stessa urgenza degli altri Paesi ma l’equilibrio può durare dieci anni poi è destinato a rompersi. Non sempre dire che non conviene intervenire è la scelta giusta».

Poi Fini parla dei “contrasti” tra il ministro dell’Economia Tremonti e il governatore della Banca d’Italia Draghi. «Quando sento le polemiche tra la linea del rigore di Tremonti e quella altrettanto giusta di Draghi confesso di non capire».

«Tremonti – ha spiegato Fini – fa bene a tenere la spesa pubblica sotto controllo. Bisogna però capire come fare per far ripartire l’economia quindi come affrontare i temi del welfare, della sanità e delle pensioni. Queste sono le priorità politiche che devono andare accanto alle riforme istituzionali».

Infine Fini parla di lavoro e precariato. «Abbiamo discusso per anni – ha detto – e abbiamo versato anche qualche lacrima, penso a Biagi e a D’Antona, per la riforma del mercato del lavoro. Non vorrei però che la parola flessibilità sia diventata sinonimo di essere sottopagati e per i giovani di aspettare una vita prima di trovare un lavoro stabile».

«Oggi – ha aggiunto il presidente della Camera – rischiamo di passare da un estremo all’altro. Il sistema che c’era prima contro quello di adesso, dove la parola flessibilità equivale a precarietà assoluta e dove il lavoro flessibile è equiparato allo sfruttamento legalizzato».