Fini ora si avvicina ad Alfano: “Contro di lui metodo Boffo”

di Elisa D'Alto
Pubblicato il 27 Ottobre 2013 - 10:27 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini e Antonio Ingroia a "Porta a Porta"ROMA – “Alfano è stato bravo a definirsi diversamente berlusconiano”. “Contro lui e i suoi un metodo Boffo”. “Il governo va sostenuto”. Gianfranco Fini, ormai fuori dallo scenario politico e dal Parlamento, parla in un’intervista al Messaggero. Intervista che cade nel momento più opportuno, la possibile scissione dell’ex Pdl, con Berlusconi e Forza Italia da una parte, Alfano dall’altra insieme a un partito popolare ancora tutto da formare.

Fini difende Alfano, lo loda, e lo fa dalle pagine del Messaggero, giornale molto vicino a Casini. Ovvero l’alleato politico per eccellenza, nonché l’altra colonna di quel partito popolare ancora tutto da fare. ”Nel 2010  – spiega Fini – fui buttato fuori dal Consiglio nazionale, che viene riconvocato adesso quando in molti stanno constatando come sia impossibile convivere con idee plurali in un partito che sconta il vizio di origine di affidarsi a un leader supremo che decide in totale solitudine, dove non è ammesso il confronto tra maggioranza e minoranza”.

Fini rileva come ”anche Alfano e i suoi siano stati massaggiati con il metodo Boffo’‘. ”Alfano è stato bravo nel definirsi diversamente berlusconiano, ma ora il suo sentiero diventa ancor più stretto e impervio”, dice Fini. Il segretario del Pdl ”dovrà fare i conti con un Berlusconi che diventerà sempre più estremista e radicale, che griderà al tradimento e accentuerà i toni nei confronti del governo, rendendo la vita impossibile a chi non condivide la sua impostazione. Quindi sarà costretto a scegliere da che parte stare”. ”Molti nel Pdl contestano in modo strumentale che il governo va sostenuto solo se fa quel che vuole il Cav”, dichiara Fini, secondo cui le larghe intese ”al momento sono l’unica alleanza fattibile”.

Sul salvacondotto per Berlusconi, ”è una richiesta che non ha senso perché viola ogni principio di legalità, non è nella logica della politica ed è inimmaginabile che il Pd e il presidente Napolitano possano accettare questa richiesta”. Per l’ex leader di An ”il Ppe in salsa italiana potrà avere successo solo a patto che non riproponga la vecchia Dc in sedicesimo e se Berlusconi accentuerà i toni radicali e populisti, riciclandosi come nuova Lega o nuovo Grillo. In questo caso i moderati del Pdl potrebbero sentirsi meglio rappresentati nel Ppe italiano”.