Firmano in 75 con Veltroni: contro il Pd che c’è, quello di Bersani e D’Alema

Pubblicato il 17 Settembre 2010 - 17:43 OLTRE 6 MESI FA

Walter Veltroni

Sono 75 e stannno con Veltroni. Settantacinque parlamentari su 319 che ne conta il Pd, quasi uno su quattro. Stanno con Veltroni e stanno nel Pd, ma il Pd che c’è, quello di Bersani, lo vedono condannato a un suicidio politico. Lo vedono e lo dicono, anzi lo gridano con il gesto di firmare un documento che esclude scissioni ma esclude anche che il Pd possa continuare così. Una “corrente” nel partito? Qualcosa di più, perchè i 74 non vogliono “cogestire” il partito, non vogliono contribuire a guidarlo. Vogliono invece fargli cambiare strada, girare lo sterzo. La parola “movimento” è scritta nel documento con la minuscola perchè la maiuscola non alluda a un’organizzazione altra dal partito. La frase “partito privo di bussola” è stata cancellata e omessa. Ma le “diplomazie” finiscono qui. I 75, tra loro Fioroni, Gentiloni, Minniti, Tonini, il testo del documento, la stessa raccolta di firme e Walter Veltroni in prima persona segnalano e avvertono che il Pd scivola, anzi corre con le stampelle, direzione un vicolo cieco.

“I sondaggi sono drammatici, c’è il rischio che dopo Berlusconi arrivi un altro centro destra…Quest’estate ho letto di tutto: una volta sostenevamo un governo Tremonti, un’altra l’esecutivo con Fini…Dovremmo avere un programma, qualcosa da dire: al primo posto la lotta alla precarietà. Poi ambiente, corruzione, diritti civili, immigrazione, giustizia. E dovremmo anche cercare un leader nella società civile, come fu con Prodi nel ’96”. Sono parole di Veltroni ed è l’elenco secondo Veltroni di tutto ciò che il Pd non fa e non dice.

Cosa accade dunque nel Pd? E’ l’eterna e insopprimibile abitudine al litigio interno? Sono le mosse per predisporsi alla corsa delle primarie? E’ la natura stessa di questo partito che non tiene, sfaldandosi perchè mal incollato fin dall’inizio? Forse un po’ di tutto questo, ma solo un po’. Succede che nel Pd la maggioranza di Bersani e D’Alema e molti altri pensa che una sola strada ci sia, una strada e due tappe obbligate. Prima: l’alleanza, altrimenti detta “Nuovo Ulivo”, con Vendola, se possibile Di Pietro e forse anche con chi della sinistra comunista ci sta. Alleanza che “fonde” e raccoglie la “sinistra”. Questa alleanza, una volta formata, parla, dialoga, tratta e fa eventualmente governi con il “centro”, l’Udc di Casini o quel che il “centro” sarà e saprà essere. Dice invece Veltroni che la strada è sbagliata e perfino “contro natura” per un Partito Democratico. Dice che la prima “tappa” somiglia all’Unione e ai suoi governi che non governavano. Che per federare più o meno la “sinistra” si perde ogni possibilità di riformismo reale e dice che se il Partito Democratico non è e appare all’elettorato come quello che “cambia” ma solo come quello che “difende”, allora la sinistra rimpicciolisce e si essicca. Dice Veltroni che il Partito Democratico non è la “sinistra” di un centro-sinistra. Dice che il Partito Democratico non può essere il pezzo di sinistra di una coalizione peraltro improbabile ma deve essere una scelta che trova in se stesso le motivazioni, i valori, la linea, la proposta.

Dicono gli altri dl Pd a Veltroni: su questa linea ci hai provato ed hai perso. Dice Veltroni: ho perso con il 34 per cento, ora stiamo al 24 per cento.