Giustizia, Orlando: “Riforma con opposizioni. Chiudere carceri come San Vittore”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Ottobre 2014 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA
Giustizia, ministro Orlando: "La riforma va fatta con le opposizioni"

Il ministro Andrea Orlando (LaPresse)

ROMA – Il patto del Nazareno non prevede un accordo sulla giustizia, ma la riforma ‘‘va fatta con le opposizioni. Sui reati finanziari c’è intesa coi 5 Stelle, sulla responsabilità dei magistrati con Fi”.

Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che in un’intervista al Corriere della Sera annuncia: ”Rivedremo appello e ricorso in Cassazione, aumenteremo la discrezionalità del pm sull’azione penale” con ”la condotta riparatoria: chi fa un danno si impegna a risarcirlo, ripristina la situazione precedente, e il reato si estingue prima del processo”.

Quanto alle carceri, ”sono per chiudere quelle ottocentesche con i raggi, come San Vittore”. La responsabilità civile dei magistrati ”resta ‘indiretta’. Modificare la legge Vassalli era una necessità, imposta anche dall’Ue che ci obbliga a varare una nuova legge entro fine anno”, spiega Orlando. ”Se il Parlamento non farà in tempo dovremo intervenire per decreto”. Con i magistrati ”avevamo un dialogo costruttivo. Ho visto un cambio di atteggiamento legato al taglio delle ferie, ma quello non è un atto di lesa maestà”.

Sul reato di autoriciclaggio, ”il cuore – dichiara il ministro – è impedire l’inquinamento dell’economia da parte di capitali illeciti. Possiamo stabilire che comprare una villa con i fondi neri alteri il mercato immobiliare, ma non possiamo semplicemente moltiplicare le sanzioni già previste per il reato presupposto, quello con cui si è fatto il nero”. In tema di ricorsi, ”non credo a ricette tranchant tipo abolire l’appello, ma si può far sì che non tutto sia appellabile e non tutto possa finire in Cassazione”, osserva Orlando. ”Nella riforma è prevista una sorta di ‘superpatteggiamento’: una confessione con sconto di pena, una ‘condanna concordata’ non appellabile”. Parlando del Pd, ”il rischio comitato elettorale c’è, ma non inizia con Renzi”, commenta Orlando, che esclude una scissione di D’Alema e Bersani: ”Non è nella loro cultura politica un posizionamento di mera testimonianza”. .