Jobs Act, anche Giovani Turchi minacciano: “Se Renzi testardo se lo vota con FI”

di Daniela Lauria
Pubblicato il 27 Marzo 2014 - 09:31 OLTRE 6 MESI FA
Jobs Act, anche Giovani Turchi minacciano: "Se Renzi testardo se lo vota con FI"

Matteo Orfini (Foto Lapresse)

ROMA – Un altro pezzo di Pd minaccia di sfilarsi dal piano di riforma del lavoro immaginato da Matteo Renzi, il cosiddetto Jobs Act. Impallinato da tutti i big della minoranza, a cominciare dall’ex rivale Gianni Cuperlo, passando per l’ex segretario Guglielmo Epifani e l’ex viceministro Stefano Fassina, Renzi dovrà vedersela anche con i Giovani Turchi. L’area capitanata da Matteo Orfini ha infatti bocciato la ricetta anti-disoccupazione del segretario-premier, ma il guaio è che in Commissione Lavoro la minoranza dem è in realtà maggioranza. Secondo loro la flessibilità non crea occupazione.

E così incassata, dopo un paio di scivoloni, la fiducia al Senato sul taglio delle province, per Matteo Renzi è quasi il tempo della resa dei conti interna. Orfini, che pure è esponente dell’ala considerata più dialogante coi renziani, parla già di “guerriglia” e spiega minaccioso al quotidiano la Stampa:

“In Commissione Lavoro il presidente è un esponente della minoranza, Cesare Damiano, e solo noi “turchi” siamo quattro. Dopodiché se Renzi si intestardisse a volerlo lasciare com’è, beh, vorrà dire che se lo approva con Forza Italia…”.

Ma cosa chiedono esattamente i Giovani Turchi?

“La nostra proposta è di inserire nel decreto il contratto a tutele crescenti contenuto nella successiva legge delega, rendendolo più conveniente a livello contributivo di quello a termine, in modo da facilitare le assunzioni. Capisco che Renzi abbia voluto limitare i contenuti del decreto per rispetto del Parlamento, per lasciare maggiore libertà di discussione sul Jobs act, ma io dico andiamo oltre. Contestualmente, correggiamo quello che non va nel decreto su apprendistato e contratti a termine”.

Il testo andrebbe migliorato nel passaggio in Aula anche secondo il leader della minoranza, Gianni Cuperlo:

“Liberalizzare il contratto a termine, fino a tre anni senza vincolo di assunzione, è l’opposto di quello che serve: bisogna favorire la stabilizzazione con incentivi fiscali e contributivi e migliorare il controllo pubblico per evitare abusi sulla reiterazione del contratto”.

E al sentore di guerriglia si risveglia pure l’ex alleato di Sel, Nichi Vendola:

“Costruiamo ora una mobilitazione nel Paese contro l’idea di precarizzazione selvaggia che c’è nel decreto presentato dal ministro Poletti”.