La pillola abortiva nelle Regioni: solo in 6 hanno già deciso
Ricovero ordinario di minimo tre giorni o in day hospital. È questa, sostanzialmente, la scelta che le Regioni devono assumere rispetto alla somministrazione della pillola abortiva Ru486. Una scelta che spetta solo a loro perché la gestione della sanità sul territorio è materia esclusiva regionale.
L’unico vincolo che hanno le Regioni è rappresentato dalla legge 194 sull’aborto, entro la quale devono muoversi. È chiaro però che la 194 disciplina l’interruzione di gravidanza prospettando la soluzione chirurgica e non quella farmacologica messa in campo dalla Ru486. Su questo fronte le Regioni stanno procedendo un po’ in ordine sparso e solo alcune hanno già emanato disposizioni in merito.
In particolare, Lombardia, Toscana e Veneto hanno deciso per il ricovero ordinario per tutta la durata dell’interruzione di gravidanza (normalmente tre giorni). Emilia Romagna, Piemonte e Provincia autonoma di Trento, hanno optato per il day hospital: in questo caso, scatta però un apposito protocollo per monitorare la donna, anche al di fuori dell’ospedale, per l’arco di tempo necessario all’aborto.
A parte queste sei Regioni , le altre devono ancora predisporre una propria normativa che indichi quale via di somministrazione adottare. Alcuni enti hanno preferito rimandare la scelta a dopo le elezioni. Altre aspettano indicazioni da Roma. Va detto pero’ che difficilmente su questa materia potrà arrivare una circolare ministeriale o un testo del governo, proprio in forza della competenza esclusiva affidata alla Regioni su questo terreno.
Anche eventuali linee guida potrebbero semmai trovare una sede di confronto nella Conferenza Stato- Regioni, come aveva chiarito nei mesi scorsi il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.