Lega piccole mele marce crescono. Bossi e Gobbo: “Sospesi o fuori gli indagati”

Pubblicato il 4 Ottobre 2010 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA
Gian Paolo Gobbo

Gian Paolo Gobbo

Un leghista carico carico di preferenze elettorali. Si chiama Angelo Ciocca e a luglio è stato convocato dal partito per rendere conto dei suoi rapporti con Pino Neri, uomo delle cosche lombarde della ‘ndrangheta. Un ex sindaco di Silea, vicino Treviso, accusato di favoreggiamento della prostituzione, avrebbe affittato un appartamento a trans e prostitute. Un assessore di San Michele al Tagliamento arrestato con l’accusa di aver intascato una mazzetta di 15mila euro per una sponsorizzazione del Portogruaro in serie B. Un bel pezzo del partito commissariato in Emilia per eccesso di consulenze distribuite in “famiglia”. Sono piccole e marginali storie leghiste, ma la quantità comincia a fare “qualità”.

E quindi Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso e segretario regionale della Lega in Veneto, dice a La Stampa: “Dobbiamo smetterla di nasconderci le cose e far finta che il problema non esiste: Una questione morale lambisce anche noi e dobbiamo evitare che degeneri…Sono situazioni marginali ma purtroppo da un po’ di tempo, complice l’allargamento del partito, non controlliamo più bene gli uomini, prima li conoscevo tutti. Oggi no. Centoventi sindaci, quattro province, centinaia di amministratori…è evidente che questo rischia di allentare i filtri”.

Quindo Gobbo annuncia: “Con Bossi abbiamo stabilito: nel momento in cui c’è un’inchiesta o il dirigente si autosospende o viene immediatamente espulso dal movimento”. Ottima regola interna questa che la Lega si è data. Se però i leghisti pretendessero di applicare la stessa regola a Roma, al governo di Roma di cui fanno parte, sarebbero accusati di giustizialismo e smonterebbero qualche buon pezzo di governo.