Manovra, Bersani: “Anche i miliardari devono pagare i sacrifici”

Pubblicato il 30 Maggio 2010 - 09:30| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Pierluigi Bersani

Un impianto “che non va”, che “bombarda i redditi medio-bassi e gli investimenti, ma non risolve il problema dei conti pubblici” contro la quale il Pd si batterà e “lavorerà in Parlamento, se non mettono la fiducia, per evitare i guai maggiori”.

In interviste alla Stampa e al Corriere della Sera, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, critica l’azione del governo e assicura che il suo partito “voterà no” alla manovra. Ci voleva “la riforma del fisco. E spostare il carico su rendite, ricchezze ed evasioni, per alleggerirlo su imprese, lavoro e famiglie”. Il governo, dice, “non ha mai avuto una politica economica ma solo di bilancio.

Anche un bambino è capace di fare i tagli lineari”. E poi “sarà pure a trazione Tremonti, ma questi due autisti qui finiranno per sbandare, perché non si è mai visto che al volante si mettano in due”. L’esecutivo, dice il segretario del Pd, “fa come il sarto che sbaglia vestito per due anni consecutivi” e ora corre ai ripari con misure che “peseranno sui cittadini” se “per compensare i tagli gli enti locali metteranno delle tasse. Con una botta così – aggiunge – è ridicolo parlare di federalismo”.

E Tremonti ha “una sorta di dissociazione schizofrenica” perché “fa mostra di avere una filosofia cosmica catastrofista e poi segue le indicazioni ottimistiche, azzurrine come il cielo che fa da sfondo alle sue conferenze stampa, di Berlusconi”. Per il leader dei democratici “é giusto intervenire sui parlamentari ma – si chiede – ai miliardari niente? E a proposito di riforme strutturali perché oltre al taglio degli stipendi non approvano la riduzione del numero dei parlamentari?”.

E’ evidente, aggiunge, “che questi sono solo segnali per indorare la pillola” di una manovra a cui si è arrivati “ai limiti del quadro istituzionale” e che è giustificata in modo “falso” con le richieste dell’Europa.

“L’Ue – attacca Bersani – vuole conti a posto e che non lo siano è responsabilità del governo”. In ogni caso, il Pd aspetta di “vedere le carte, visto che nessuno sa cosa è veramente stato varato dal Consiglio dei ministri”. Poi “andremo alle nostre manifestazioni. Quanto a quelle organizzate da altri”, come lo sciopero generale della Cgil del 12 giugno, “se hanno delle piattaforme coerenti con i nostri programmi ci saremo”.