La manovra Tremonti non basta più: opporsi è costato un miliardo al giorno

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 11 Luglio 2011 - 18:09 OLTRE 6 MESI FA

Tremonti e Berlusconi (Lapresse)

ROMA – Era solo dieci giorni fa… l’Italia di governo e di maggioranza era insofferente alla manovra Tremonti. Il premier, Silvio Berlusconi, faceva sapere a giornali, televisioni ed elettori che Tremonti esagerava, che faceva perdere voti, che era un ostinato un po’ fissato che “guardava solo ai mercati”. Ed era pieno di ministri che intimavano a Tremonti di “allargare i cordoni della borsa”. Al governo e alla maggioranza parlamentare la manovra non solo non piaceva, annunciavano baldanzosi che l’avrebbero “ammorbita”, eccome se ammorbita in Parlamento. Era solo dieci giorni fa e l’Italia di opposizione e di minoranza era insofferente alla manovra Tremonti. Bersani e Di Pietro, ma anche Casini, per non dire di Vendola, la giudicavano punitiva e insostenibile. Punitiva e insostenibile “socialmente”. Insomma, secopndo l’opposizione, ammesso e non concesso, che fossero esatte le cifre da pagare era sbagliato che a pagare fossero gli italiani. Restava imprecisato chi dovesse pagare.

Era solo dieci giorni fa…l’Italia di sindacato e di associazione si mobilitava insofferente alla manovra. La Cisl in prima linea bloccava l’aumento dell’età pensionabile per le donne a 65 anni. Plaudiva Umberto Bossi e applaudiva Maurizio Sacconi. Confcommercio bloccava l’aumento dell’Iva e il ministro Romani dava garanzia: “non si tocca me lo ha assicurato Berlusconi”. Il capo di Confcommercio, Cesare Pambianchi, si sentiva vittorioso e rassicurato.  Susanna Camusso annunciava la Cgil pronta alla mobilitazione contro lo stop alla rivalutazione delle pensioni. E infatti in Parlamento tutti si preparavano a cambiare, smussare, inventare che gli stessi risparmi per la spesa sarebbero venuti bloccando solo le “pensioni d’oro”. Pensioni “d’oro” che poi sarebbero quelle sopra i duemila euro netti al mese. E gli otto miliardi dalla “patrimoniale sul risparmio”? Gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, ministri e capigruppo, sindacati e associazioni di consumatori erano pronti a cancellare la “patrimoniale”. Salvo tenersi le pensioni di anzianità, il raddoppio della spesa per quelle di invalidità…

Erano solo dieci giorni fa e l’Italia dei Comuni, delle Regioni e delle Province dichiarava niente meno che “ingovernabile il territorio” se la manovra si faceva davvero. Spendere di meno sul territorio? Bestemmia, anzi peggio: impossibile. L’Italia del governo e della spesa di territorio, di destra, di sinistra e leghista parlava lo stesso linguaggio, diceva la stessa cosa. Calderoli voleva “patto di stabilità” più largo e generoso per i Comuni, Vasco Errani del Pd a nome delle Regioni si metteva di traverso alla manovra e lo stesso faceva Osvaldo Napoli dfel Pdl a nome dell’Anci. Sdegnati i Comuni annunciavano: “Non andremo più alle riunioni con il governo”. Erano solo dieci giorni fa e il governo e il Parlamento rimandavano al giorno del mai e all’anno del poi il taglio alle spese della politica.

Erano solo dieci giorni fa e quotidiani ed economisti scoprivano che la manovra in realtà “copriva” solo 25 miliardi dei 40 annunciati, gli altri andavano trovati tagliando le spese assistenziali, ma non oggi, domani magari. Ma a 25 miliardi di manovra l’Italia tutta non ci stava, compresa l’Italia della “gente”.

Dieci giorni dopo sappiamo che la manovra indigesta a tutta Italia, la manovra da tutta Italia sentita e giudicata “insostenibile”, non basta più. Neanche se la facessero tutta intera domani mattina. Erano 25 miliardi “coperti” e altri 15 aleatori. Ora lo spread a quota 300 tra Btp italiani e bund tedeschi, con relativo innalzamento dei tassi di interesse da pagare sul debito pubblico significa che una decina di miliardi si è aggiunta prima ancora di cominciare: l’Italia insofferente alla manovra, l’Italia del premier, dei ministri, della maggioranza, dell’opposizione, dei sindacati, delle associazioni, della gente è costata a se stessa dieci miliardi in dieci giorni. La manovra non basta più: ora il conto è salito a 50/60 miliardi e non certo tutti con incerti “pagherò” datati 2013/2014. Chi organizza, fomenta, alimenta, teorizza e predica l’insofferenza alla manovra prepara, anzi ci porta alla rovina. Proprio come in Grecia anche se dalla Grecia siamo ancora distanti. Alle corte, la situazione in Grecia non si sana perché i greci continuano a spendere il dieci per cento in più di quanto producono. Non li si lascia fallire perché i loro titoli di credito e debito sono incistati nel sistema finanziario europeo, nelle banche europee, negli stessi bilanci pubblici europei. Ma se i greci continuano a spendere il dieci per cento in più…Gli italiani spendono il quattro per cento in più di quanto producono e in più hanno un debito pari al 20 per cento in più di quanto producono. Chi vuol continuare non “salva” un bel nulla, porta rovina. Rovina che sta già arrivando.

Lo sappiano gli amministratori locali e provino almeno imbarazzo a far finta si debba continuare. Lo sappiano i dipendenti pubblici. Lo sappiano quelli che senza vergogna vogliono continuare a vivere dei soldi della politica. Lo sappiano quelli che vogliono “salvare” ogni ospedale e prestazione gratuita. Lo sappia la gente che presta orecchio ad alibi bugiardi e suicidi? La speculazione? Dopo che la Consob ha messo sotto controllo le “vendite allo scoperto”, la Borsa è caduta più di quanto non avesse fatto venerdì scorso. La speculazione senza volto e dalle mani adunche? Un paese, un governo, un ceto politico e anche, occorre dirlo, una società civile che fermamente vuole continuare a spendere più di quel che produce e pretende di indebitarsi molto più di quanto ricchezza produce non è vittima della speculazione ma di se stesso. La manovra Tremonti non basta più ma quel che è ancora peggio è che l’incanto non finisce: tutti sulle barricate a “salvare” la rovina che arriva. In dieci giorni dieci miliardi, un miliardo al giorno: questa è il costo dell’incanto che l’Italia impone a se stessa. Ci vorrebbero un governo, un Parlamento, un’opposizione che la manovra la varano domani con efficacia immediata. Sindacati e associazioni che vigilano e collaborano, opinione pubblica e gente attenta a che tutti, proprio tutti paghino e non intenta a chiamarsi fuori. Non c’è nulla di tutto questo, neanche dopo dieci miliardi. Forse dopo quindici o venti…Poi sarà troppo tardi.