Marcello Dell’Utri: “Sono un prigioniero politico, voglio i servizi sociali”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Maggio 2014 - 08:02 OLTRE 6 MESI FA
Marcello Dell'Utri

Marcello Dell’Utri

ROMA – “Sono un prigioniero politico” e in caso di estradizione, “voglio essere affidato ai servizi sociali”. Queste le parole di Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, raggiunto in clinica a Beirut dai cronisti italiani.

Racconta Francesco Viviano di Repubblica: 

Marcello Dell’Utri nella stanza di ospedale a Beirut che si affaccia sulla soglia della sua stanza, la 410, al quarto piano del reparto riservato ai detenuti. È sorvegliato da tre militari, uno con la pistola in pugno e il dito sul grilletto e gli altri con i mitra che lo sorvegliano 24 ore su 24: stazionano nel salottino con un divano e due poltrone che comunica con la sua stanza con la porta sempre aperta”

Scrive il Corriere della Sera:

Maglietta bianca, sbarbato, le sue condizioni sembrano migliori rispetto al suo ingresso del 16 aprile dopo i quattro giorni trascorsi in una tetra caserma della polizia libanese. Resta sotto le lenzuola mentre al suo capezzale la figlia si prende cura di lui. Sul comodino quattro libri. Possono incontrarlo solo i suoi avvocati, la moglie Miranda Ratti e il figlio, oltre alla figlia e a un funzionario dell’ambasciata italiana. Nella stanza c’è un apparecchio televisivo acceso che però non riceve le tv italiane. Sul letto un giornale in lingua francese

“Io sono un prigioniero politico – afferma Dell’Utri a Repubblica -, perché quella di venerdì è stata una ‘sentenza politica’: una sentenza già scritta di un processo che mi ha perseguitato per oltre 20 anni soltanto perché ho fatto assumere Vittorio Mangano come stalliere nella villa di Arcore del presidente Silvio Berlusconi. Una persona per me davvero speciale anche se aveva dei precedenti penali: per me Mangano era un amico e basta”.

“Sono venuto qui senza nascondermi – continua l’ex parlamentare di Forza Italia – e da quando sono a Beirut ho sempre usato il mio cellulare, che probabilmente poteva essere intercettato. Io sono partito con il mio nome e cognome, non ho usato altri mezzi”.

“Io sono qui in ospedale e le posso assicurare che, come si dice a Palermo, ‘meglio il carcere che una brutta malattia’ e se sarò estradato in Italia – afferma ancora Dell’Utri secondo Repubblica – vorrei fare quello che fa il presidente Berlusconi: essere affidato ai servizi sociali. Ma io sono condannato per mafia e non posso assistere gli anziani come sta facendo lui. Posso solo assistere, se me lo permetteranno, i carcerati”