Marchionne: “Se Italia esce dall’euro non investiamo più”. Avviso a Grillo e B.

Pubblicato il 5 Marzo 2013 - 11:33| Aggiornato il 30 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

GINEVRA – “Se l’Italia esce dall’euro non investiamo più“: così parla Sergio Marchionne al salone di Ginevra, commentando il quadro politico italiano. “L’ingovernabilità – ha detto – non ci aiuta ma non porterà al rinvio degli investimenti a meno che non ci sia una decisione drastica come l’uscita dall’euro”. L’avvertimento è a Beppe Grillo che in un’intervista alla tedesca Bild am Sonntag ha parlato di referendum online sull’euro e pure a Silvio Berlusconi che in tutta la campagna elettorale non si è risparmiato in attacchi di vero e proprio euroscetticismo.

Marchionne che non si è voluto sbilanciare su quale possa essere la soluzione migliore per superare l’impasse politica, osserva: “Un numero davvero grande di italiani ha chiesto con il voto un cambiamento. Se vogliamo ignorarlo la conseguenza sarà l’instabilità”.  ”La macchina deve ripartire”, ha aggiunto.

”E’ importante che l’Italia si ricostruisca. E’ molto più difficile ricostruire dopo avere sfasciato, creare un Paese in grado di competere”. ”La gente fuori dall’Italia non capisce cosa stia succedendo nel paese”, ha aggiunto ricordando che ”il governo Monti ha ridato credibilità al Paese”.

Quanto a Fiat, il “2013 per noi sarà più o meno come il 2012, sempre al traino degli Stati Uniti”. Riferendosi alla vertenza per il rinnovo del contratto del gruppo, ha aggiunto: “Il contratto si farà, le difficoltà non sono insormontabili”.

Il manager del Lingotto si è quindi concentrato sulle sfide finanziarie del gruppo a cominciare dai titoli Chrysler ancora in mano a Veba: “Dobbiamo stabilire una valutazione chiara delle quote Chrysler e vedere se è possibile che Fiat rimpiazzi l’Ipo e dia la liquidità al trust Veba“. Marchionne ha aggiunto che è iniziato il processo di analisi e valutazione degli intermediari finanziari: “Stiamo analizzando con Veba una serie di potenziali candidati”. Di certo Fiat non procederà a un aumento di capitale per l’operazione: “Abbiamo abbastanza liquidità. Ci sono risorse nel gruppo”. Il Lingotto proverà a evitare la quotazione della società americana se venisse raggiunto un accordo con il fondo pensione dei sindacati statunitensi. Tuttavia qualora i sindacati dovessero insistere, “nel terzo trimestre le carte sono in regola per l’Ipo”.