Dalla bocciatura del Giornale agli elogi del Sole: i commenti su Monti

Pubblicato il 14 Novembre 2011 - 13:15 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Alla fine, secondo le previsioni, il professore e senatore a vita Mario Monti è stato incaricato presidente del Consiglio dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le reazioni sono state tendenzialmente positive, non solo da parte della politica, ma anche degli analisti della carta stampata.

Ecco una rassegna dei principali commenti.

Scelte difficili. La sfida della serietà. Stefano Folli sul Sole 24 Ore ricorda la missione del nuovo presidente del Consiglio: “riportare l’Italia nell’ambito europeo, spezzando quella sorta di cordone sanitario che si era stretto negli ultimi anni intorno al Governo di Roma per ragioni su cui si è già scritto tutto”. Un compito, ammette lo stesso Folli, “di estrema difficoltà a causa delle circostanze in cui il “Governo del Presidente” dovrà operare”.

La figura di Monti, “sereno e serio”, è venuta fuori dopo che “il populismo mediatico ha compiuto la sua intera parabola: ammiccante e seduttivo in una prima fase, portato a negare o sottovalutare i problemi reali, ha mostrato infine il suo lato più pericoloso”.

Folli sottolinea anche il ruolo importante svolto in questo lasso di tempo da Napolitano: “autentico architetto della nuova stagione che si apre. Impegnato come non mai nel favorire il passaggio del fiume”. “Napolitano e il suo presidente incaricato costituiscono un binomio in grado da solo di restituire una porzione di credibilità al Paese”.

Un’agenda possibile. Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera si augurano che dal Parlamento esca un programma improntato all’equità delle riforme contemplate. Un’equità che in passato, sostengono i due editorialisti, non è stata favorita dalla concertazione. “Essere ‘equi’ significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme sui giovani, sulle donne, sugli immigrati. Stiamo consegnando ai nostri figli una società indebitata, in cui il loro inserimento nel mondo del lavoro è sbarrato da mille ostacoli. Le donne italiane sono quelle che in Europa meno partecipano al mondo del lavoro, non solo per motivi culturali, ma anche fiscali. Perché non tassarle di meno per favorire questa fantastica risorsa sprecata? Il futuro di una società in cui nascono così pochi bambini dipende dalla capacità di integrare i nuovi cittadini: non trattarli equamente è un modo sicuro per rendere più difficile la loro integrazione”.

Giavazzi e Alesina rivendicano un’equità che implichi una distribuzione del carico fiscale “in maniera giusta”. I due economisti bocciano la patrimoniale. “I mercati non si aspettano una riduzione immediata del rapporto fra debito e prodotto interno lordo (Pil): chiedono un cambiamento nella dinamica di quel rapporto, che dipende dalla differenza tra costo del debito e crescita. Un pacchetto di riforme credibile per la crescita abbasserebbe lo spread , invertendo la dinamica di tassi di interesse e crescita: il rapporto debito-Pil comincerebbe a scendere, lentamente, ma in modo durevole. Una patrimoniale invece avrebbe l’effetto opposto”.

Le misure proposte da Alesina e Giavazzi vanno dall’allargamento della base imponibile al contrasto all’elusione e all’evasione, da una maggiore tassazione delle rendite finanziarie alla reintroduzione dell’Ici sulla prima casa. E citano Luigi Einaudi: “Nei Paesi dove le imposte sono davvero “democratiche”, cioè esentano i redditi necessari all’esistenza, tassano poco, ma pur tassano, i redditi mediocri e tassano progressivamente sempre più fortemente i redditi grossi a mano a mano che si ingrossano, non si parla di imposte straordinarie patrimoniali”.

Un segnale per il partito. Marco Conti sul Messaggero descrive un ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi stanco e abbattuto, provato dalle contestazioni di sabato sera. Insonne, subito domenica mattina ha iniziato il giro internazionale di telefonate per salutare i leader europei e non solo. E se la telefonata con il presidente russo Dmitri Medvedev è stata dai toni affabili, quella con la cancelliera tedesca Angela Merkel è stato un misto tra irritazione e ironia.  “I governi politici li fanno i cittadini, quelli tecnici lo spread”, è stato l’esordio telefonico di Berlusconi, secondo quanto scrive Conti.

Berlusconi sarebbe molto “diffidente” nei confronti del nuovo governo. Ancora ieri sera il presidente del Consiglio si sarebbe interrogato con Angelino Alfano e Denis Verdini sulla bontà della scelta di restare fuori dall’esecutivo tecnico di Monti. “Il timore del Cavaliere, scrive Conti, è che finita la due giorni di fuochi d’artificio, di fischi e dita medi al vento, nel centrodestra possa riprendere la forte dialettica interna che ha spappolato il partito e spinto all’esodo un gruppo consistente di deputati. “Abbiamo i numeri al Senato e senza passare da noi questo governo non va da nessuna parte”, sosteneva ieri pomeriggio il Cavaliere”.

Ciò che chiediamo a Monti. Paolo Flores d’Arcais sul Fatto Quotidiano si augura che il governo Monti sia davvero un governo di “salvezza nazionale, non dei privilegiati”. Per Flores è questo che chiede l’80 per cento dei cittadini che, secondo i primi sondaggi, appoggiano il nuovo governo

Una salvezza che sia “salvezza dal default, ovviamente, tecnicismo che significa in concreto, per chiunque possieda titoli di Stato (milioni e milioni di italiani), perdere in un colpo solo la metà o i due terzi dei risparmi di una vita”. Ma anche “liberare il Paese dalla melma onnipervasiva del crimine impunito e della menzogna catodica, autentiche sabbie mobili che lo stavano inghiottendo”.

Flores pone anche la questione dei media, e auspica che il governo Monti possa “restituire l’etere televisivo al giornalismo-giornalismo, dove i fatti sono sovrani, realizzando imparzialità e pluralismo , e ripulire politica e istituzioni dalla pletora di leggi ad personam, autentiche leggi-canaglia che strangolano la vita civile”.

Non finisce qui.Maurizio Belpietro su Libero se la prende con i giornalisti e con i giornali che il giorno dopo le dimissioni davano per “morto” – politicamente, s’intende – Silvio Berlusconi. Belpietro critica anche le manifestazioni di Montecitorio e del Quirinale. “Ho la sensazione che la gioia di molti radical chic e l’allegria di tanti comunisti doc siano per lo meno un po’ frettolose. È vero, il premier ha fatto le valigie e ha rassegnato le dimissioni nelle mani di Napolitano. Ma se qualcuno ritiene di aver messo una pietra tombale sulla sua storia politica si sbaglia”. La prova sarebbe il video-messaggio mandato in onda ieri da Berlusconi. Insomma, Belpietro avverte i nemici dell’ex premier: “non bisogna dimenticare che il Cavaliere ci ha dato prova di rimonte incredibili, riuscendo a risalire la china già altre volte. C’è la possibilità che, come con Amintore Fanfani, lo si debba soprannominare ‘Rieccolo'”.

Macché economista. Bastava un ragioniere. Vittorio Feltri sul Giornale liquida il lavoro futuro del neo-premier Mario Monti, “studentello”: se il programma sarà quello che circola dalle indiscrezioni, ovvero abolizione delle pensioni di anzianità, riforma della legislazione sul lavoro, reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, soppressione delle Province e patrimoniale, allora “ci si domanda come potrà la nuova maggioranza delle larghe intese, o di unità nazionale, approvarlo senza battere ciglio. Infatti la sinistra si è sempre dichiarata ostile a toccare le pensioni, a eliminare le Province e non parliamo dell’articolo 18”.

Se i partiti quindi, è la tesi di Feltri, “prendessero atto che non esiste una terza via, potrebbero fare a meno di essere guidati come studentelli dal professor Monti. Sarebbe sufficiente che si rivolgessero ai cittadini dicendo: o tagliamo la spesa o ci tagliamo la gola. Niente. Emergenza o no, i politici litigano e la nave affonda. Poi si spaventano e invocano il soccorso di Mario Monti. E, nell’illusione che sia lui la salvezza, lo lusingano col seggio di senatore a vita e lo beatificano in anticipo sui miracoli che dovrebbe fare e che non farà. Meglio assumere subito il ragionier Rossi e restituire alla politica il suo ruolo, ricordando che la sovranità è del popolo. Il quale la esercita col voto e non facendosi imporre un governo dal Quirinale”.