Michelino Davico, leghista che vota per Letta e lascia il partito forse per Alfano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Dicembre 2013 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA
Michelino Davico, Lega Nord, vota la fiducia a Letta e lascia il partito

Michelino Davico, Lega Nord, vota la fiducia a Letta e lascia il partito

ROMA – Michelino Davico, Lega Nord, vota la fiducia a Letta e lascia il partito forse per passare con Alfano. Tutto in una giornata: il senatore leghista di Bra (Cuneo) Michele Davico, detto Michelino, ex sottosegretario agli Interni nell’ultimo governo Berlusconi, organizzatore del Giro della Padania, ha votato ieri la fiducia a Letta prima di lasciare il gruppo per “senso di responsabilità”. Ma non è stato un passaggio facile il suo, specie quando in aula ha dovuto fare la pubblica dichiarazione di voto sfidando la prevedibile reazione dei colleghi di partito.

Quando il senatore Davico, in dissenso dal gruppo della Lega Nord, decide di votare la fiducia al governo Letta, monta l’ira dei senatori del Carroccio che cercano di impedirgli di parlare tacciandolo di traditore. Dopo di che, pur se in gran difficoltà riesce a finire il suo intervento, Roberto Calderoli chiede la parola e mentre tira fuori dei soldi dal suo portafoglio dice rivolto al presidente Grasso: “non siamo nel Giardino degli Ulivi ma i trenta denari glieli do io”.

L’intervento di Calderoli che con ostentazione mostra i soldi a Davico infiamma ancor più gli animi. Un gruppetto di leghisti sale l’emiciclo verso lo scranno dove sta il senatore leghista che rimane fermo mentre in suo sostegno arriva Roberto Formigoni che gli mette un braccio sulla spalla e lo consola. Per un attimo sembra che debba accadere il peggio ma arrivano due commessi  a fare da scudo mentre Davico e i leghisti che gli sono andati sotto battibeccano. Il senatore reo di tradimento  non sembra voler lasciare l’Aula e, anzi, prova ad andare verso Calderoli che continua a tendere il braccio con i soldi. I due commessi, però, aiutati da qualche senatore di Ncd, accompagnano Davico fuori dall’ Aula. La calma torna quando il presidente del Senato Piero Grasso minaccia di sospendere i lavori la seduta, ritardando così l’inizio delle votazioni per la fiducia. Un coro bipartisan di “no” spegne ogni tensione.