Milleproroghe, oggi la fiducia. M5s continua ostruzionismo

di Giovanni Innamorati (Ansa)
Pubblicato il 19 Febbraio 2015 - 01:52 OLTRE 6 MESI FA
Milleproroghe, oggi la fiducia. M5s continua ostruzionismo

Milleproroghe, oggi la fiducia. M5s continua ostruzionismo

(ANSA) – ROMA – La tensione nata la scorsa settimana alla Camera sulle riforme si estende alle altre attività parlamentari. In aula la discussione sul decreto Milleproroghe è stata dominata dall’ostruzionismo messo in atto dal Movimento cinque Stelle e lo scontro si è inasprito fino al punto che il governo ha deciso di rompere gli indugi e porre la questione di fiducia.

Ma non è solo il Milleproroghe a scaldare gli animi in Parlamento. Una mozione di Sel sul riconoscimento della Palestina, sta creando altri grattacapi a Pd e governo.

Martedì l’esecutivo ha giocato la carta del dialogo parlamentare, con il suo sì ad un emendamento di Barbara Saltamartini al Milleproroghe (sottoscritto da tutte le opposizioni) sulle partite Iva. Ma l’apertura ha avuto come risposta l’ostruzionismo del M5s in Aula che ha minacciato di far decadere il decreto se non fossero stati accettati altri cinque propri emendamenti. Alla fine, dunque, il governo ha posto la fiducia, che verrà votata domani sera. Ma se i grillini dovessero riprendere la guerriglia parlamentare presentando un diluvio di ordini del giorno, il decreto rischierebbe di non essere approvato anche dal Senato entro la scadenza dell’1 marzo.

L’ostruzionismo M5s non è invece gradito a FI, Lega e Sel che vorrebbero portare a casa l’emendamento sulle partite Iva e le altre modifiche. Altro passaggio carico di tensione, è stato l’annuncio di una mozione di Sel che impegna il governo al riconoscimento dello Stato della Palestina. M5s ha presentato un analogo documento, annunciando che voterà anche quello della sinistra, ma Lega e Forza Italia sono contrarissime. Anche Il Pd ha annunciato un proprio testo sul riconoscimento dello Stato palestinese. Una miscela esplosiva per il Governo che, almeno per il momento, è stata disinnescata con un rinvio a data da destinarsi proprio per effetto del voto di fiducia sul milleproroghe previsto per domani pomeriggio.

Comunque un fronte unitario delle opposizioni, come è avvenuto con l’Aventino in occasione delle votazioni sulle riforme, è ben lontano sia sulla Palestina che sul Milleproroghe.

Nei partiti della maggioranza alleati del Pd c’è apprensione. Di fronte alle rigidità di M5s, osserva Pino Pisicchio, capogruppo del gruppo Misto, “non si può rispondere sempre digrignando i denti e alzando steccati”, ma occorre “con umiltà e pazienza cercare un dialogo, aprendo laddove è possibile”. Le divisioni tra le opposizioni vengono incontro alla strategia che Pd e governo stanno perseguendo per riportare almeno Fi al tavolo delle riforme: gli appuntamenti cruciali sono in Aula ai primi di marzo per il voto finale sulle riforme e in Commissione, a breve, sulla riforma elettorale. Il ragionamento fatto dagli emissari di Renzi a Silvio Berlusconi è che, a fronte di riforme condivise nei contenuti, spetta ora a Fi decidersi se continuare a far parte del processo costituente, o – seguendo la linea Brunetta – uscirne ed emarginarsi. Sui contenuti delle riforme Renzi non è disposto a nuove modifiche in Senato.

Renzi ha ribadito che le riforme andranno comunque avanti così da lasciare la parola ai cittadini in un referendum nel 2016. Sarà quello il passaggio decisivo in cui si vincerà o si perderà sulle riforme, e non le battaglie sulle procedure in Parlamento. Sta a Berlusconi, è il ragionamento fattogli, farsi trovare dalla parte giusta in quel passaggio.

Ma, almeno per ora, la strategia del Cavaliere non cambia: scontro totale con Renzi, lasciandosi però aperta la porta per una futura ricomposizione con l’obiettivo di portare la legislatura alla sua conclusione naturale: ormai, è la convinzione espressa da Berlusconi ai suoi, con il premier c’è guerra vera e il patto del Nazareno non c’è più per davvero, ma è chiaro che bisognerà trovare un modo per portare a compimento la legislatura. Si vedrà dopo le regionali, per le quali Berlusconi vuole tornare a fare campagna elettorale in prima persona.