Ministeri, pasticcio-Pdl sugli ordini del giorno. E Cicchitto litiga con Fini

Pubblicato il 21 Giugno 2011 - 21:02 OLTRE 6 MESI FA

Fabrizio Cicchitto e Gianfranco Fini (Lapresse)

ROMA – L’ennesimo scontro tra il Pdl e il presidente della Camera Gianfranco Fini si consuma su quello che, regolamento alla mano, è un dettaglio tecnico. Si tratta di un ordine del giorno, quello prima presentato dal capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e poi non votato su richiesta esplicita dello stesso partito.

La decisione è contemplata dal regolamento della Camera ma Fini non nasconde una certa irritazione e parla apertamente di “furbata”. Risponde risentito Cicchitto: ”Si è trattato di normale dialettica parlamentare anche se Fini si è dimenticato per un attimo di presiedere l’Assemblea ed è sceso nell’agone politico”.

La discussione, a detta dello stesso Cicchitto, si risolve con un “pace fatta” che arriva poco dopo le 20. Ma cosa è successo, prima?

Tutto inizia nel concitato pomeriggio della Camera quando il Pdl, alle prese con la querelle ministeri al nord, si astiene sugli ordini del giorno presentati dal Pd, Idv e Fli. I tre ordini del giorno passano tutti  con tanto di parere positivo del relatore del Governo Alberto Giorgetti nonostante contengano, in particolare quello del Pd, un esplicito no “allo spostamento delle sedi operative dei ministeri”.

E’ un piccolo pasticcio visto che la maggioranza, sul tema, ha un suo ordine del giorno che prevede, tra le altre cose, l’esatto contrario, ovvero il via libera del decentramento delle sedi operative dei ministeri. Non è l’unico equivoco del giorno: il governo dà infatti via libera anche ad un altro ordine del giorno del Pd, quello che dice no al pedaggio sul Grande Raccordo Anulare e sulla Salerno-Reggio Calabria.

Del pasticcio sui ministeri, però, il governo si accorge subito e Cicchitto chiede a Fini, tra le proteste dell’opposizione, di non votare l’ordine del giorno accontentandosi del parere positivo del governo. Fini acconsente ma attacca:  ”Considero una furberia tattica l’atteggiamento del presidente Cicchitto: se il suo odg venisse votato, egli lo vedrebbe bocciato”.

Le parole di Fini vengono sottolineate da dure proteste dai banchi della maggioranza e il presidente ribadisce: ”Se il primo firmatario vuol far votare il testo comunque si vota. Cicchitto non chiede che sia votato perché si accontenta del parere favorevole del governo. Qui non siamo a Bisanzio. Per tutti, a partire dal presidente, vale il regolamento. All’attuale presidenza della Camera in questi mesi travagliati non si può dire di essersi nascosta dietro a un dito. Considero una furberia tattica l’atteggiamento del presidente Cicchitto. Tuttavia il governo ha dato coscientemente pareri contraddittori sugli ordini del giorno”.

Cicchitto replica aspro: ”Rispedisco al mittente il termine ‘furberia tattica’. Fini tiene il punto: ”Mi assumo la responsabilita’ di quello che dico”. Alla fine non si vota e alle 20 Cicchitto in un comunicato spiega di essersi chiarito con Fini.