Alla Moratti serve un poker, quattro assi mai usciti insieme

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 25 Maggio 2011 - 15:07 OLTRE 6 MESI FA

Letizia Moratti (Lapresse)

MILANO – Per essere confermata sindaco di Milano e per battere al ballottaggio il suo avversario Pisapia, la Moratti, domenica prossima, dovrà calare il poker. Una mano difficilissima da vincere per la candidata del centrodestra che per spuntarla al ballottaggio ha bisogno che si verifichino, contemporaneamente, quattro condizioni tutte a suo favore. Cosa accadrà, chi uscirà vincitore da questo turno elettorale, non si può dire ora con certezza. Nonostante il distacco tra i due contendenti sia ampio, la partita è ancora aperta. Ma si possono fare, più che dei pronostici, delle analisi e delle considerazioni. E queste non sono rosee per la candidata di Berlusconi.

Milano non è una città di sinistra, non lo è mai stata. Durante tutta la breve vita della Seconda Repubblica l’insieme dei partiti del centrodestra ha sempre avuto la maggioranza dei voti. A volte la maggioranza relativa, più spesso la maggioranza assoluta. A partire dal 1994 in tutte le elezioni politiche e in tutte le comunali il centrodestra è sempre andato oltre il 50% dei voti. Poi è arrivato Pisapia che ha preso il 48% contro il 41,6% della Moratti e ha sparigliato le carte in tavola.

Domenica e lunedì prossimo, al secondo turno, Pisapia partirà avvantaggiato. Non è una considerazione, è un fatto. Il candidato del centrosinistra ha ottenuto, al primo turno, 315.862 voti. La sua avversaria 273.401. La differenza è di 42.461 voti. Non pochi. Per colmare questo divario la Moratti deve sperare che quattro variabili girino a suo favore. Vediamo quali.

In primis tutti gli elettori che l’hanno votata al primo turno devono tornare al seggio e confermarle il loro voto. Certo, è possibile, ma non è automatico. Gli elettori del centrodestra non sono noti per essere degli stakanovisti del seggio, anzi. Lo spauracchio Pisapia potrebbe motivarli a tornare a votare ma, di contro, la campagna elettorale che sta facendo in questi giorni la Moratti sembra ancora imperniata sullo stesso modello comunicativo che non l’ha certo premiata al primo turno, e questo non fa ben sperare, per lei s’intende. E’ poi opinione diffusa tra i milanesi che la gestione del primo mandato Moratti non sarà certo ricordato come un successo, e anche questo non sarà un incentivo per i potenziali elettori della Moratti.

Giuliano Pisapia (Lapresse)

La seconda carta che l’attuale sindaco deve avere in mano è, se possibile, ancor più difficile da avere rispetto alla prima. Alcuni di quelli che si sono astenuti al primo turno devono decidere, questa volta, di esprimere il loro voto e di accordarlo alla candidata del centrodestra. Rispetto alle politiche del 2008, certo diverse dalle comunali, la coalizione di centrodestra, allora più ampia, ha perso in queste comunali qualcosa come 120mila voti. Una marea, un dato abnorme che potrebbe però, paradossalmente, dare qualche speranza alla Moratti. Perché tra questo numero elevato di persone che votarono centrodestra 3 anni fa e che non lo hanno fatto a queste comunali ci potrebbe essere un margine di recupero.

Ma non basta, confermare i propri voti del primo turno e convincere una fetta di astenuti per la Moratti è ancora poco. Dopo aver convinto i suoi a rivotarla, dopo aver conquistato chi al primo turno non aveva votato, la “sindaca” deve anche convincere tutti quelli che hanno votato per il candidato del terzo polo, Palmeri, a votare in massa per lei. Candidato del terzo polo che due domenica fa ha ottenuto 36.471 preferenze, meno di quelle che dividono la Moratti da Pisapia.

Oltre a questa, impervia, triplice opera di convincimento e conquista, la Moratti deve anche “gufare” Pisapia. Deve sperare cioè che il candidato del centrosinistra non faccia il pieno di quelli che lo hanno votato al primo turno, anche se questo appare arduo e, in più, deve sperare che nessuno dei “grillini”, di quelli cioè che hanno votato Calise,  portino il suo voto a Pisapia.

La partita è aperta ma, nonostante la Moratti sia il sindaco uscente, a questo ballottaggio sarà Pisapia a giocare in casa. E con in mano delle carte decisamente migliori rispetto alla sua avversaria. Un poker come quello che serve alla Moratti è fatto di quattro assi che nel mazzo elettorale ci sono sì, ma non sono mai usciti tutti insieme per finire tutti insieme nelle mani di un solo giocatore.