La ‘ndrangheta comprava e vendeva i voti delle regionali in Calabria

Pubblicato il 21 Dicembre 2010 - 16:22 OLTRE 6 MESI FA

La ‘ndrangheta comprava e vendeva i voti delle regionali in Calabria. La notizia è questa, corredata da un mucchietto di arresti tra cui quello di un consigliere regionale eletto per il Pdl e di quattro candidati presentatisi in liste diverse ma che tutti appoggiavano il Governatore risultato vincente e cioè Giuseppe Scopelliti. Ma la vera notizia, quella grossa, è la seconda, quella che segue agli arresti: tutti più o meno considerano naturale, ovvia e scontata la cosa. Non si scompone più di tanto la politica nazionale e locale, epppure erano le Regionali di ieri, quelle di marzo 2010. Non si scompone più di tanto l’informazione che relega la notizia fuori dalla top ten dei titoli di giornata. Men che mai si scompone l’opinione pubblica: sì, va bene, sono state elezioni inquinate dalla malavita, ma, si sa, è Calabria.

Funzionava, funziona così: i maggiorenti della cosca dominante, nel caso quella dei Pelle, trattavano con i candidati: noi portiamo migliaia di voti, voi che ci date? Non sono ipotesi, sono registrazioni di colloqui e testi di intercettazioni. Alla domanda “voi che ci date?” i candidati rispondevano con la promessa di appalti pubblici e non solo. Venivano promessi, anche se non garantiti almeno nell’esito favorevole, interventi per migliorare la situazione carceraria e giudiziaria di membri della cosca finiti in galera o sotto processo. Uno degli arrestati, il consigliere Santi Zappalà, portò a casa dodicimila voti. Non è dato sapere quanti, ma è pacifico che una parte di questi fossero voti della ‘ndrangheta, dalla ‘ndrangheta raccolti, comprati e venduti. Non risultano riunioni convocate a Roma o a Reggio da parte del Pdl cui il consigliere appartiene. Non si registrano preoccupate dichiarazioni dei vertici del partito, non un fiato da ministri e capigruppo della maggioranza. Anche solo per dire che si tratta delle classiche e ineliminabili “mele marce”. Non risulta qualche frase di turbata presa di distanza del Governatore eletto. Tutto è tacitamente derubricato a incidente di percorso sul quale non vale perdere tempo o versare neanche una piccola lacrima politica. In Calabria, si sa, il crimine organizzato quando ci sono le elezioni appunto si organizza e vota. Sceglie, indica e sostiene candidati sulla base di un preciso programma: soldi e libertà. In Calabria il crimine organizzato vota e spesso vince, poi siede per interposta, talvolta neanche tanto interposta persona nelle istituzioni di governo locale. Ma non è evidentemente il caso né di stupirsi né tanto meno di fare del “moralismo”: è la Calabria, bellezza e non puoi farci niente. Questo il sereno, pacato e realistico messaggio che la politica manda alla Calabria e al resto del paese con il suo silenzio sugli arresti e soprattutto sulle mani della ‘ndrangheta sulle elezioni.