Parlamentare positivo alla cocaina: dettagli del test antidroga e reazioni

Pubblicato il 19 Febbraio 2010 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA

Si voleva dimostrare che il Parlamento non è un “covo di drogati” e così è stato. Un solo parlamentare è infatti risultato positivo alla cocaina al test antidroga promosso dal sottosegretario per le Politiche antidroga Carlo Giovanardi. Non si conosce il nome del parlamentare coinvolto: la positività alla cocaina è emersa dall’esame del capello con due campioni ripetuti in due diversi laboratori. Il test consente di individuare a ritroso di sei mesi l’eventuale uso di sostanze stupefacenti.

Non so chi sia. Non ho la più pallida idea, se è senatore o deputato, se è uomo o donna. Il risultato del test è segreto – spiega Giovanardi – Non si può arrivare all’identità della persona: i test sono identificati con un codice conosciuto solo dalla persona che si è sottoposta al test e il cui risultato può essere ritirato con una scheda in possesso dall’interessato. Impossibile conoscere il parlamentare positivo».

«In ogni caso, spiega Giovanardi a CNRmedia, «il risultato del test prova che il Parlamento non è un covo di drogati come alcuni avevano voluto dimostrare. Non capisco perché una persona che sa di avere assunto la sostanza stupefacente abbia deciso di sottoporsi al test, anche se la partecipazione era in forma del tutto volontaria. Escludo inoltre che i senatori e i deputati che non hanno partecipato a questa mia iniziativa abbiano qualcosa da nascondere». Si fanno ipotesi, ma il segreto rimarrà tale: «I test erano anonimi, i parlamentari – 56 dei quali non l’hanno ancora ritirato -, ricevevano un talloncino numerico, non nominale, per garantire al massimo la privacy».

Giovanardi torna però a ribadire che i parlamentari dovrebbero essere obbligati a sottoporsi al test antidroga, «come capita per tante categorie professionali, per esempio i piloti e i camionisti». Soddisfatto per come è andato il test, Giovanardi rivendica «la serietà e la trasparenza» dell’iniziativa: «Avevamo detto che avremmo reso noti i risultati e l’abbiamo fatto. Il test è stato fatto come Dio comanda». E sui risultati «ognuno commenterà come ritiene opportuno».

Il test è stato svolto volontariamente da 232 parlamentari dal 9 al 13 novembre su urina e capelli in diversi laboratori. Ventinove di loro hanno rifiutato la pubblicazione dei risultati e del proprio nome, 147 hanno dato il consenso. Inoltre 176 hanno ritirato il referto mentre 56 non l’hanno fatto. Tra i big dell’elenco pubblicato con a fianco la voce «risultato negativo» c’è anche il presidente del Senato Renato Schifani (l’elenco dei parlamentari risultati negativi sul sito del Dipartimento antidroga).

Nella lista dei parlamentari che hanno dato consenso alla pubblicazione dei dati c’è anche il ministro Sandro Bondi. Non figurano invece i nomi di Ignazio La Russa, che dell’iniziativa era stato tra i promotori, Giorgia Meloni, Luca Zaia e Michela Brambilla. Non compaiono neppure Antonio Di Pietro e Luciana Pedoto, la deputata del Pd che per prima si è sottoposta al test. Hanno invece dato il proprio assenso e sono risultati negativi lo stesso Giovanardi, i colleghi dell’Economia Luigi Casero e dei Beni culturali Francesco Giro. Tra i capigruppo Maurizio Gasparri, Pier Ferdinando Casini e Massimo Donadi. L’ufficio stampa dell’Idv ha fatto sapere che Di Pietro «non solo si è sottoposto al test, ma ha dato l’autorizzazione a rendere noto l’esito: dunque chiederà oggi stesso, nuovamente, di rendere noti i risultati».

Critico il segretario del Pri Francesco Nucara: «Eravamo contrari al test sulla tossicodipendenza perché lo riteniamo lesivo della dignità dei parlamentari e del Parlamento. A maggior ragione, visto che dai risultati del test non si può identificare chi sia il tossicodipendente, la geniale trovata di Giovanardi è servita soltanto a screditare ulteriormente la rispettabilità del Parlamento».