Partiti in tv: un minuto di spot Rai gratis “costa” 91 milioni di finanziamenti…

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 31 Maggio 2013 - 18:03 OLTRE 6 MESI FA
Partiti in tv: un minuto di spot Rai gratis "costa" 91 milioni di finanziamento...

Achille Occhetto nell’ultimo spot del Pci sulla Rai (1990)

ROMA – Finanziamento pubblico abrogato: i partiti ci perdono i 91 milioni di euro che incassavano ogni anno dalla collettività, e in cambio ci guadagnano… Uno spot di un minuto sulla Rai. Ha il sapore della beffa la pubblicità gratis inserita nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri del governo Letta, di cui già in mattinata l’agenzia Publicpolicy aveva anticipato le mosse.

Il provvedimento che elimina il finanziamento pubblico dei partiti, ”comprende inoltre nuove disposizioni in materia di comunicazione politica fuori dalla campagna elettorale”. In compenso le formazioni politiche ”avranno diritto ad accedere a spazi Tv messi a disposizione a titolo gratuito” dalla Rai. Gli spot ”della durata massima di un minuto” serviranno a ”rappresentare alla cittadinanza i propri indirizzi politici”.

La pubblicità in tv, quella che costa e che faceva e fa ancora la differenza nelle campagne elettorali, non è lo spot di “comunicazione politica” di un minuto sulla Rai. Sono filmati pensati da strapagati “creativi” e realizzati da strapagati registi. Se li possono permettere solo tre tipi di partiti:

1. Il partito “di proprietà” di un ricco magnate “sceso in campo” con tutta la forza dei suoi bonifici (Berlusconi).
2. Il partito che riesce ad attrarre capitali di lobby e grosse aziende (in passato Craxi. In futuro Renzi?).
3. Il partito con decine di milioni di finanziamenti pubblici (in passato soprattutto Dc e Pci, nel presente soprattutto Pd).

Lo spot di un minuto gratis sulla Rai è un’altra cosa: non ci vinci le campagne elettorale. Al limite, se ti chiami Partito dei pensionati o partito di Magdi Cristiano Allam, ci prendi una trentottina di voti in più.

Lo spot sulla Rai, residuato delle tribune politiche dei tempi di Lascia o Raddoppia, che ha poi conosciuto nuova vita con la legge sulla par condicio, si contraddistingue per alcune costanti che non “bucano lo schermo” e non commuovono l’elettorato:

1. Viene passato a orario impossibile, quando il palinsesto offre film di Kieslowski, Marzullo che parla del film di Kieslowski, televendite di quadri, linee bollenti con pornostar sopravvissute alla guerra del botox.
2. La scelta registica prevede inquadratura fissa con fondale bianco tipo Fuori Orario di Enrico Ghezzi, o tipo telegiornale della Corea del Nord.
3. Leader del partito che parla con la disinvoltura di chi è ostaggio di un’organizzazione terroristica.

Non è in quel minuto che ti giochi le elezioni, insomma.