Pd e Corteo Fiom, che fa Epifani? Va o non va? Rischio “Brescia due”

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 17 Maggio 2013 - 12:03 OLTRE 6 MESI FA
Pd e Corteo Fiom, che fa Epifani? Va o non va? Rischio "Brescia due"

Guglielmo Epifani, segretario del Pd, con Enrico Letta, premier (LaPresse)

ROMA – In tempi di equilibri fragili di governo e di partito, andare o non andare a una manifestazione può mettere in difficoltà sia l’esecutivo guidato da Enrico Letta che la formazione politica “retta” dal Guglielmo Epifani. Il quale è stato dal 2002 al 2010 segretario della Cgil, passato che lo posizionerebbe fra i partecipanti al corteo organizzato dalla Fiom (sigla che rappresenta i metalmeccanici della Cgil) sabato 18 maggio a Roma.

Sergio Cofferati era a capo della Cgil quando Epifani era il suo vice. Ora sono due colleghi di partito e il primo suggerisce al secondo e a tutto il Pd di esprimere con un comunicato “condivisione” sulle proposte (reddito minimo, diritti, rappresentanza sui luoghi di lavoro) per le quali la Fiom sta manifestando e di mandare una delegazione che rappresenti il Pd, sfilando al fianco delle tute blu. Un modo, secondo Cofferati, per stare dalla parte dei metalmeccanici senza fare la figura del partito di lotta e di governo, che scende in piazza e allo stesso tempo sta nel palazzo, che manifesta contro se stesso.

Ma nel Pd ci sono persone, storie politiche e “correnti” lontane anni luce da quella di Cofferati e dalla Fiom. Un partito che è un Parlamento in miniatura con tantissime anime, che da quando è nato rende impossibile per chi lo guida la ricerca di una sintesi. Ma d’altro canto può una grossa formazione politica che vuole dirsi anche di sinistra (oltre che di centro, liberale, popolare, ma anche, ma anche…) lasciare il corteo degli operai a Sel di Nichi Vendola, ai mille partitini della falce e martello e al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo?

Il rischio è quello di una “Brescia due” a parti invertite. Una settimana fa era stato il Pd ad accusare il Pdl di schizofrenia: come ha potuto un partito che fa parte del governo organizzare un comizio di piazza contro un potere dello Stato come la magistratura, portando sul palco anche i suoi ministri? Che ci faceva in una manifestazione contro i giudici Angelino Alfano, che è vicepremier e ministro dell’Interno? Su questo hanno litigato, nel “van della discordia“, Enrico Letta e Alfano, numero 1 e numero 2 dell’attuale esecutivo, diretti all’abbazia di Sarteano (Siena), dove dovevano passare due giorni a “fare spogliatoio”, in teoria.

Sicuramente una presenza pd al corteo della Fiom potrebbe esporre ancora una volta il governo “pungiball” di Letta al destro delle polemiche, al montante delle divisioni di una maggioranza impossibile, al diretto di un “tutti a casa”, senza neanche la consolazione di un decretino sull’Imu.