Il Pd si spacca: la Direzione approva la relazione di Bersani ma i veltroniani si astengono

Pubblicato il 13 Gennaio 2011 - 18:08 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

La relazione del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, è stata approvata, al termine della direzione, con 127 sì, 2 contrari e 2 astenuti. La minoranza di Movimento Democratico non ha partecipato al voto, mentre l’area Marino ha approvato la relazione. I cosiddetti Modem, la minoranza che fa capo a Veltroni, Fioroni e Gentiloni, dopo aver annunciato che avrebbe votato no alla relazione di Bersani, alla fine ha deciso di non partecipare al voto.

Bersani aveva annunciato di voler riformare le primarie “per salvarle” e di voler proporre una nuova legge elettorale basata sul doppio turno. Il suo discorso, però, non ha convinto i veltroniani di ‘Movimento democratico’: “I prossimi mesi – ha detto Bersani – decideranno per i prossimi anni. Sono alla ricerca del massimo di unità visto il passaggio delicato ma serve anche chiarezza e chiederò che la direzione assuma una responsabilità attraverso il voto”.

Fiat, “operai abbandonati dal governo”. Bersani quindi ha dedicato tempo ad uno degli argomenti più caldi del giorno, il referendum Fiat di Mirafiori. ‘Seguiamo con rispetto questa consultazione che ha esiti anche drammatici. Noi teniamo molto agli investimenti e i lavoratori stanno mettendo in gioco parte delle loro condizioni in nome di quegli investimenti e quindi del loro futuro”. Bersani denuncia poi ”l’incredibile solitudine a cui sono stati lasciati i lavoratori e i sindacati in un paese in cui le stock option galoppano, l’evasione è al massimo e le riforme professionali sono state affidate agli ordini professionali”. Rispetto alle divisioni interne al Pd sulla Fiat, Bersani ha invitato ”a non affrontare questo problema come se fossimo delle tifoserie di Milan o Inter”. E attacca il governo: ”Ieri Berlusconi avrebbe dovuto farsi spiegare dalla Merkel come ha gestito la crisi dell’auto e della Opel. Anche Obama ha fatto lo stesso e così Sarkozy. Solo Berlusconi è stato con le mani conserte”.

Il no dei veltroniani. Il segretario del Pd non aveva fatto in tempo a chiedere “chiarezza e unità” che subito nel Pd arrivano i primi “distinguio”. Movimento democratico, la corrente di Walter Veltroni aveva prima comunicato che avrebbe votato contro e poi si è astenuta. “Dobbiamo stare dalla parte di Marchionne? – si era chiesto Gentiloni – Non è questo il punto. Ma il Pd dovrebbe essere a sostegno del ‘sì all’accordo di Mirafiori in maniera esplicita”. Per quanto riguarda poi il tema delle alleanze, Gentiloni invita il partito ad “evitare di rinchiudersi all’angolo”. “E’ giusto guardare avanti però dobbiamo farlo sapendo che l’accordo con il terzo polo non c’è e in ogni caso non ci garantisce sulla possibilità di iscrivere in questa ricerca dell’accordo la limpida forza riformista che noi rappresentiamo”. Infine Gentiloni aveva affrontanto il tema del voto finale: “Io avrei esclusa l’esigenza di un voto finale Bersani tuttavia lo chiede e noi anticipiamo a questo punto la nostra decisione di votare contro”.

Bersani conferma incarichi di Fioroni e Gentiloni. Il segretario del Pd non ha accettato le dimissioni di Gentiloni e Fioroni. ”Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello – dice – che chi dissente dalla linea politica debba lasciare gli incarichi di partito”.