Pd, Epifani: “Congresso entro novembre”. Ma è scontro coi renziani su primarie

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Luglio 2013 - 15:52 OLTRE 6 MESI FA
Pd, Guglielmo Epifani: "Congresso entro novembre, separati segretario-premier"

Pd, Guglielmo Epifani: “Congresso entro novembre, separati segretario-premier” (Foto Lapresse)

ROMA – ”Tagliamo la testa al toro, anche se non mi spetta, la mia indicazione è di fare il congresso entro novembre”. Così il segretario Guglielmo Epifani parla alla Direzione del Pd convocando per il 14 settembre l’assemblea nazionale che proclamerà il congresso. Poco prima della riunione aveva invece annunciato: primarie il 15 dicembre e separazione tra segretario e candidato premier. E subito era giunta lapidaria la risposta di Paolo Gentiloni che in un tweet aveva fatto sapere: “Primarie il 15 dicembre? Ci risiamo con il tacchino?”. Ironizza pure il dalemiano Gianni Cuperlo, candidato alla guida del Pd:  ”Corro a comprare il vestito da Babbo Natale progressista per le primarie il 15 dicembre. Slitta trainata da militanti”.

“L’assemblea deciderà le regole ma la mia idea è che il candidato premier vada scelto con primarie aperte e senza albo mentre credo giusto che il segretario venga eletto dagli iscritti nel modo più coinvolgente possibile”. E’ la proposta avanzata da Dario Franceschini in direzione.

Insomma il congresso entro il 2013: non ci sarà nessun rinvio perché “il tempo del congresso è ora“, ha detto il segretario-traghettatore rispondendo così a Matteo Renzi e i renziani. Una risposta, tuttavia, che poco o per nulla li soddisfa, perché di una data precisa ancora non si parla e sul candidato premier che “dovrebbe essere scelto con primarie di coalizione aperte”, ancora si dovrà discutere per capire se e come modificare lo Statuto. “Il congresso partirà dai congressi di circolo, locali e regionali. Dopo saranno formalizzate le candidature a segretario nazionale” è l’idea di Epifani. Ma i renziani non ci stanno: chiedono la presentazione delle candidature prima della conclusione dei congressi locali e regionali. E premono inoltre che il segretario sia eletto da una platea più larga di quella degli iscritti al Pd.

Proprio su questo punto si consuma il secondo scontro che poi è il fondamentale: il segretario ha ipotizzato una platea ristretta per l’elezione del leader del partito, parlando di primarie aperte solo per la scelta del candidato premier. La direzione è chiamata a scegliere “se il segretario sarà scelto da una platea congressuale più stretta. Oppure no”, ha detto Epifani puntualizzando che “il segretario si occupa prevalentemente dal partito” a differenza del candidato premier.  Ma i renziani vorrebbero appunto un voto aperto anche per il segretario.

Per Dario Franceschini, “il segretario lo eleggano solo gli iscritti”. Gli risponde il renziano, Roberto Giachetti, che su Twitter cinguetta: “Franceschini troppo spregiudicato. Per elezione segretario mi limiterei più prudentemente a dipendenti Pd e staff ministri”.

La direzione è cominciata con un minuto di silenzio e un lungo applauso per ricordare Laura Prati, il sindaco di Cardano uccisa da un ex dipendente del comune. L’orizzonte è preciso, un voto ci sarà entro fine anno,  ma restano irrisolti tutti i nodi che da mesi logorano le varie anime del partito. La riunione si concluderà con un voto sulle proposte che verranno avanzate.

Sul governo, Epifani ci tiene a precisare: “Non potevamo che sostenere un governo di servizio. Che non è un governo di pacificazione”. Poi un riferimento preciso alla vicenda che nei giorni scorsi ha messo in seria difficoltà il partito e la vita stessa dell’esecutivo: il caso Alfano “ha pesato sulla nostra gente e sul nostro popolo”” anche se “non si poteva fare diversamente” ha detto Epifani in direzione.

“Anche le difficoltà di relazione con il Pdl confermano tuttavia che c’è una necessità di fare prevalere l’interesse alto del paese sulle difficoltà del percorso”. Epifani perciò ribadisce il sostegno del Pd al governo, apprezzando il lavoro del premier Enrico Letta in Europa e con i primi provvedimenti.

Ma un altra “prova” è attesa nei prossimi giorni: la sentenza della Corte di Cassazione del prossimo 30 luglio sul processo Mediaset, in cui Silvio Berlusconi è imputato, e che potrebbe incrinare ulteriormente i già tesi rapporti all’interno della maggioranza. “Premesso che la nostra posizione non potrà che essere, in caso di condanna, che le sentenze si rispettano e si applicano, è evidente che la sentenza, qualunque essa sarà, provocherà degli effetti oggi imprevedibili e dunque – ha precisato il segretario – riconvocheremo la direzione a valle di questa sentenza”.

Sulla legge elettorale poi Epifani ha rinviato la discussione “a partire da settembre”, pur ribadendo che si tratta di “un’esigenza vera”.