Il Pd in piazza per cambiare, Bersani: “Ora basta con Berlusconi”

Pubblicato il 11 Dicembre 2010 - 20:38 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

Rosy Bindi avvisa che oggi è arrivato al governo il cartellino giallo, per quello rosso bisognerà aspettare martedì. In realtà la roulette dei numeri in Parlamento non dà sicurezza su come finirà ma il Pd oggi riempie piazza S. Giovanni nella certezza che ”la crisi di governo – scandisce Pier Luigi Bersani dal palco – non si risolve con la compravendita di due-tre voti”. Cambiamento è la parola chiave e la speranza del popolo democratico, che manifesta a Roma dietro i dirigenti, oggi tutti uniti, in nome della caduta del berlusconismo, atteso per anni.

A 48 ore dal voto di sfiducia, il Pd prova la spallata di piazza o almeno a portare in piazza un paese diverso: l”’Italia che vuol cambiare”, come recita lo slogan, e che ”non si fa comprare”, come dicono molti striscioni tra l’ironia e la rabbia che i militanti hanno portato dalle varie regioni. Gli organizzatori non danno numeri, evitano anche il paragone con la manifestazione che nel 2006 Berlusconi organizzò contro Romano Prodi sempre a piazza S. Giovanni ma i big trovano la conferma, come dice Massimo D’Alema, che ”è una grande manifestazione popolare che dimostra che i dirigenti del Pd non sono isolati”.

Il consenso vero, d’altronde, si verificherà in caso di elezioni anticipate, un appuntamento che Bersani giudica da ”irresponsabili” pur convinto che se si voterà ”ce la giochiamo e vinciamo”. Ma il voto, come il governo di responsabilità istituzionale, che i big del Pd rilanciano ai militanti, sono oggi solo scenari e ipotesi mentre Berlusconi sembra sempre più convinto di farcela. Quella che invece per il Pd è già una certezza è che il governo è arrivato al capolinea, la crisi è ”senza rimedio” e che ”è ora di aprire una strada nuova”.

”Pensano di cavarsela facendo rifornimento di due o tre deputati. Ma dove arrivano, a Natale, alla Befana?”, afferma il segretario dal palco gridando insieme ai militanti ”vergogna, vergogna” per la campagna acquisti. Sulla stessa linea tutti i dirigenti, che sfilano in corteo o, come il ”rottamatore” Matteo Renzi, fanno capolino in piazza. ”Il governo non ce la fa a reggere per due-tre voti”, è convinto Walter Veltroni che, nonostante le sue perplessità sulle priorità del Pd, partecipa al corteo e alla fine insieme a tutti i big sale sul palco e stringe la mano a Massimo D’Alema per la gioia dei fotografi.

Altro che ribaltone, spiega Bersani elencando i fallimenti del governo, ”Berlusconi si è ribaltato da solo: ha avuto tutto in mano, una maggioranza galattica, una legge elettorale ad personam” e ora con ”un bilancio disastroso nel quale l’Italia è in cima solo per numero di barzellette” prova a raggiungere la fiducia alla Camera. Un fallimento, rivendica Bersani chiamando all’orgoglio e replicando ai, che ”e’ anche merito del Pd” senza il quale ”nessun cambiamento è possibile”. Una dimostrazione di muscoli in vista di alleanze future per stringere ”un patto di governo”.

Il leader Pd non fa alcun accenno ad un’intesa che arrivi da Di Pietro a Fini ma si rivolge ”a tutte le opposizioni di centrosinistra e di centro”. Alleati che però oggi, a parte Oliviero Dilierto della Federazione della Sinistra, in piazza non si vedono: Di Pietro, pur annunciato, non arriva, Vendola è altrove come Pier Ferdinando Casini. Ma d’altra parte sono tempi in cui ognuno misura le sue truppe preparandosi ad ogni ipotesi. E il Pdl attacca la kermesse dei democrats bollandola come una iniziativa stile anni 50.