Pd e Pdl, bilanci già a rischio coi rimborsi elettorali. E se li eliminano…

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 11 Ottobre 2013 - 17:25 OLTRE 6 MESI FA
Perché Pd e Pdl hanno i conti in rosso

Perché Pd e Pdl hanno i conti in rosso

ROMA – Pd e Pdl hanno una cosa in comune: un bilancio a rischio.

Il Pdl ha chiuso il 2012 con un disavanzo complessivo di 3,7 milioni di euro, mentre il Pd, pur avendo un avanzo complessivo di 16,2 milioni, ha la spia rossa accesa di un disavanzo d’esercizio di 7,3 milioni.

I due partiti hanno pubblicato i loro conti sulla Gazzetta Ufficiale di giovedì 10 ottobre. Mariolina Sesto del Sole 24 Ore li ha passati al setaccio:

“I conti del partito di Berlusconi sono in lieve miglioramento rispetto all’anno precedente (il 2011): il Pdl ha infatti chiuso il 2012 con un avanzo di esercizio pari a 3,7 milioni. Poiché però aveva accumulato negli anni precedenti un buco di 7,5 milioni, l’avanzo 2012 serve solo a limitare un po’ i danni facendo scendere il debito a 3,7 milioni.

Il partito democratico che invece aveva chiuso il 2011 con un avanzo di 3,5 milioni, arriva a fine 2012 con un disavanzo di esercizio pari a 7,3 milioni. Secondo il tesoriere Antonio Misiani, il risultato negativo è frutto del dimezzamento dei contributi elettorali varato lo scorso anno.

Nel 2012, a fronte di 37,5 milioni di “proventi della gestione caratteristica” (in gran parte rimborsi elettorali), gli oneri, cioè le spese sostenute dal partito di Epifani sono state pari a oltre 45 milioni di euro. Di qui il disavanzo annuale pari a oltre 7 milioni. Un quadro sconfortante se si pensa che il 2012 non è stato un anno di “grandi” elezioni, al contrario del 2013 che, grazie al voto per le politiche, peserà di più sulle uscite complessive dei partiti. Se il Pd soffre per contributi passati da 58 a 29 milioni, il Pdl lamenta un crollo verticale delle quote associative da 13,7 milioni a 41 mila euro dovuto al fatto, sostiene il tesoriere pdl, che «nel 2012 non è stata messa in atto nessuna campagna adesioni al partito»”.

Il Pd spende molto e incassa meno perché ha visto quasi dimezzati i contributi elettorali da un anno all’altro. Il Pdl soffre perché i suoi parlamentari italiani ed europei non contribuiscono alla causa. Il tesoriere pdl Rocco Crimi e il suo vice Maurizio Bianconi si sono lamentati con il Sole 24 Ore:

“ben il 21% dei parlamentari nazionali ed europei non hanno mai versato una lira alle casse del partito ed il 40% ha comunque posizioni arretrate da saldare (i parlamentari nazionali dovrebbero versare 800 euro mensili e i parlamentari europei 500). Per non parlare dei consiglieri regionali: in questo caso il 30% non ha mai donato i 500 euro mensili dovuti ed il 60% ha cumulato arretrati. Ma il vice tesoriere Maurizio Bianconi allarga le braccia: «C’è chi paga e chi no. Purtroppo non abbiamo nessuno strumento giuridico per far pagare le quote che si versano su base volontaria». L’ammontare complessivo dei contributi non versati è pari a 6,2 milioni, basterebbe quindi da solo a risanare le casse del partito riportandole ad un avanzo”.

“Silvio siamo tutti con te” solo a parole. Quando si tratta di metterci i soldi, si può ben dire che il Pdl è un “partito personale”, perché “menomale che Silvio c’è”: nel bilancio 2012 c’è un buco di 6,2 milioni non versati dai parlamentari, ma c’è dall’altra parte un assegno di 2,8 milioni staccato da Berlusconi “a titolo di prestito infruttifero con scadenza 30 aprile 2014”.

Questa la situazione delle due maggiori formazioni politiche prima che il disegno di legge che dovrebbe eliminare il finanziamento pubblico ai partiti arrivi al Senato. Il testo uscito dalla Camera già è ben lontano dalla promessa di Enrico Letta quando si insediò a palazzo Chigi a fine aprile: “Abolirò il finanziamento pubblico”.

In Parlamento quello di cui si discute è una “rimodulazione” e non un’abolizione. Letta ha ribadito: se entro ottobre non approvate l’abolizione lo farò io per decreto. Vedremo. Intanto i tesorieri di Pd e Pdl hanno già l’acqua alla gola.