Pdl: calma apparente dopo lo scontro, ma la “guerra” continua

Pubblicato il 23 Aprile 2010 - 20:56 OLTRE 6 MESI FA

Il giorno dopo il durissimo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini alla Direzione Nazionale del Pdl arriva il momento della riflessione e della calma, almeno apparente, per le due “componenti”. L’invito a deporre le armi per arrivare ad una tregua ‘armata’ viene raccolto nel corso della giornata, anche se in mattinata l’atmosfera è comunque avvelenata dalle ultime scorie della ‘battaglia’ dell’Auditorium.

A dare il buon esempio ci pensano prima Berlusconi che scarta l’ipotesi di “un nuovo predellino” e poi Fini che giudica “un fatto positivo che il premier ieri abbia detto che è opportuno fare le riforme con il più ampio consenso possibile”. A scontrarsi sono però i loro ‘fedelissimi’. Ad aprire il fuoco tra i finiani è Italo Bocchino che, intervenendo in tv, definisce Denis Verdini “furbo manovriere di assemblee” in quanto “ha contato solo i voti contrari” a Fini e chiede “uno Statuto dell’opposizione interna” per conoscerne “i diritti”.

E’ proprio il coordinatore nazionale del Pdl ad affondare un colpo nei confronti dei ‘colleghi’ di partito: “Fini, se vuole svolgere un ruolo politico attivo, – sostiene – bisogna che ricopra un altro ruolo rispetto a quello della Terza carica dello Stato”. Un attacco che allarga anche a Bocchino quando sottolinea che un “vice-capogruppo deve godere della fiducia della maggioranza dei parlamentari”.

E una richiesta di dimissioni per Bocchino arriva da Edmondo Cirielli. Un invito tra i ‘finiani’ ad abbassare i toni sembra arrivi proprio dal presidente della Camera che in mattinata nel suo studio riceve la visita di alcuni “fedelissimi”. A far visita a Fini vanno molti dei ‘suoi’ – tra questi Silvano Moffa, Benedetto Della Vedova e Italo Bocchino – certificando la compattezza della ‘componente finiana’ ma senza dar vita a riunioni o summit di corrente che alimenterebbero polemiche.

Al lavoro si mettono i ‘pontieri’. Roberto Menia, uno degli uomini più vicini a Fini e fermo oppositore della fusione tra An e Fi al congresso della nascita del Pdl, si spinge a dire di “continuare a pensare che nonostante la scenataccia di ieri ci siamo margini per ricucire”.

Opinione condivisa anche da Renata Polverini, neogovernatrice della Regione Lazio, che, dopo aver rassicurato che la crisi del Pdl “non ha ripercussioni sulla formazione della Giunta”, invita tutti a “mantenere unita una forza politica importante”. Ma sembra una ricucitura impossibile, se non soltanto di facciata.

A far vacillare la tregua apparente c’é la notizia che Fini incontrerà i deputati e i senatori che fanno capo a lui a Montecitorio alle 17. Una riunione che non va giù a molti del Pdl vicini al premier, ai quali appare come una ‘conta’. Sullo sfondo c’é poi il rinnovo delle presidenze delle Commissioni parlamentari in programma dal 22 maggio a Montecitorio. Normalmente automatico rischia di diventare una sorta di ‘redde rationem’ all’interno del Pdl.

Nella maggioranza c’é chi avverte che potrebbe essere l’occasione per ridimensionare i finiani. ‘In bilico’ ci sono Giulia Bongiorno, alla guida della commissione Giustizia, e Silvano Moffa a quella Lavoro. Al Senato, ma con una data ancora da stabilire per i rinnovi, rischiano invece Mario Baldassarri e Cesare Cursi, rispettivamente presidenti della Finanze e dell’Industria.