Riscatto della laurea, rivolta dei medici: perdono 10 anni

Pubblicato il 30 Agosto 2011 - 20:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il riscatto della laurea rischia di diventare il vero punto dolente della manovra. Con il recente accordo tra Pdl e Lega il riscatto varrà, dal 2012, per calcolare l’importo dell’assegno previdenziale ma non servirà per calcolare i famigerati 40 anni di lavoro. Chi insomma pensava di andare in pensione il prossimo anno grazie agli anni della laurea, dovrà aspettare altri 4 anni almeno. Questa ultima novità sul tema pensioni sta facendo infuriare coloro che pagano fior di migliaia di euro per riscattare il titolo di studio universitario. E più arrabbiati sono ovviamente i medici, che fino a ieri potevano contare sul corso di laurea più lungo del nostro ordinamento, e quindi su più anni di contributi. Tra i sei anni della laurea e i quattro di specializzazione in media si tratterebbe di 10 anni di lavoro in più.

”Un’ulteriore scelta iniqua e senza giustificazioni”, nonché un ”attacco” e un ”furto” di ”diritti acquisiti a decine di migliaia di medici”, dice Salvo Calì, segretario del Sindacato dei medici italiani (Smi), commentando le ipotesi di intervento sulle pensioni nella manovra emerse dopo il vertice di Arcore, e affermando che la categoria è pronta a ”scendere in piazza” e a costruire insieme agli altri sindacati ”una forte mobilitazione”.

La Cisl medici chiede al governo “una immediata inversione di rotta e l’invito ad ascoltare la voce della maggioranza delle persone, degli italiani che lavorano, di tutti quei cittadini onesti che pagano le tasse e vedono i prodotti aumentare di prezzo mentre troppi ‘furbi’ approfittano di tutto quel che possono, veri parassiti sociali che ingrassano con la negligente azione di questo Esecutivo”. “Lo ‘scippo’ dei riscatti per corsi universitari e/o servizio militare – spiega Biagio Papotto, segretario generale del sindacato – dimostra uno scarso coraggio nel colpire chi dovrebbe davvero esser colpito, e d’altro canto rischia di denotare preoccupanti sintomi di schizofrenia quando si assicura che comunque le cose non saranno penalizzanti per i cittadini che, dopo aver dovuto obbligatoriamente permanere in servizio per un numero di anni pari a quelli (già pagati) faticosamente riscattati, potranno finalmente maturare il sospirato requisito”.

La questione pensioni non finirà qui. La Cgil ha confermato lo sciopero generale del 6 settembre e anzi, dopo gli ultimi ritocchi alla manovra, le ragioni della mobilitazione escono rafforzate secondo la segretaria Susanna Camusso. E non di sole manifestazioni potrebbe trattarsi: non è escluso un vero fiume di ricorsi all’Inps e all’Inpdap. Se infatti non si chiariranno alcuni nodi, come avverte Susanna Camusso, potrebbero essere numerosissimi i lavoratori che rischiano di perdere quanto versato per il riscatto di laurea (e i contributi figurativi per l’anno di servizio militare) e che potrebbero aprire un contenzioso con gli istituti di previdenza. Chi, infatti, va in pensione con il metodo retributivo a 40 anni di anzianità può al massimo ricevere l’80% della media retribuzione degli ultimi anni. Di fatto quindi non solo queste persone dovranno restare un anno in più (o cinque nel caso del riscatto anche della laurea), ma perderanno quanto versato come riscatto di questi periodi, poiché nel calcolo della pensione con questo metodo il rendimento massimo è l’80%.