Piemonte: polemica Bresso-Lega, Pdl contro Udc

Pubblicato il 8 Febbraio 2010 - 01:53 OLTRE 6 MESI FA

Mercedes Bresso

Il fuoco della polemica tocca ora il Piemonte e coinvolge Mercedes Bresso, presidentessa uscente e ancora candidata e Roberto Cota, candidato della Lega. Sullo sfondo Bossi, che nella sua lombardità superiore considera il Piemonte subordinato agli interessi lombardi, ripagando a un secolo e mezzo di distanza gli sgarri fatti dai torinesi ai milanesi ai tempi dell’unità d’Italia.

Bossi ha detto delle cose che hanno fatto infuriare la Bresso: «Le dichiarazioni di Bossi che vuole un Piemonte ‘agganciato alla Lombardia e alla sua economia’ non fanno che confermare il fatto che Cota, più che il candidato presidente della destra in Piemonte, appare il portavoce dei Lumbard nella nostra regione».

La Bresso non si è fermata lì: «Per quanto riguarda il timore del Senatur, esternato sabato dalla lombarda Cassano Magnago, che Torino si isoli e che rimanga chiusa dalle montagne, mi sento di poterlo rassicurare: questo Piemonte, governato in questi 5 anni dal centrosinistra, in Europa conta molto. Abbiamo recentemente costituito la prima Euroregione che coinvolge l’Italia con la Liguria, la Valle d’Aosta e le regioni francesi Provence-Alpes-Cote d’Azur e Rhone Alpes. Abbiamo una sede comune a Bruxelles e così anche le Camere di Commercio dell’intera area dell’Euroregione. Non solo: sarò a breve al vertice del Comitato delle Regioni europee, il parlamentino dei poteri locali che si confronta costantemente con la Commissione europea. Direi che Torino e il Piemonte, più che essere chiusi dai monti, sono aperti all’Europa».

Stoccata finale: “In fatto di apertura al mondo, la Lega non ha proprio nulla da insegnare né a me né alla coalizione che mi sostiene».

Poco dopo si è scatenato il finimondo, non sulle parole della Bresso ma sulle sue azioni politiche, quando si è saputo che è stato raggiunto l’accordo elettorale. “Tecnico” lo hanno definito, tra la stessa Bresso e la Federazione della sinistra. Quel che ha scatenato le polemiche è il fatto che la Bresso ha già stretto, prima che con l’estrema sinistra, un accordo con l’Udc e l’Api (Alleanza per l’Italia).

E allora ha voglia Pierferdinando Casini a dire che “noi, al Nord, siamo impegnati a costruire una diga di contenimento contro lo sconfinamento della Lega». Lui parlava da Roma, difendendo la scelta di «alleanze a geometria variabile»: «Se si vuole far saltare in aria un bipolarismo si deve ballare da soli» e per questo«noi andiamo soli nel 60% dei casi e se stiamo con il centrosinistra in Liguria e Piemonte è per fare un argine contro la Lega. In altri casi (Campania e Calabria) abbiamo fatto scelte diverse, ma sempre coerenti».

Subito è partito in quarta il berlusconiano Enzo Ghigo, del Pdl e ex presidente del Piemonte:  «Con l’ufficializzazione dell’accordo tecnico con la sinistra comunista, Bresso getta definitivamente la maschera: per la presidente rossa non conta la convergenza su idee e programmi tra i partiti che compongono la propria coalizione ma soltanto la ricerca di voti, attraverso una marmellata di forze politiche antitetiche l’una con l’altra».

Subito Ghigo è andato a toccare il cuore degli elettori moderati che vorrebbero votare Udc: Ora gli elettori dell’Udc, forza alleata con il centrosinistra in Piemonte, avranno una ulteriore buona ragione per non votare Bresso, oltre alle posizioni della Giunta regionale sulla pillola Ru 486 e i contrasti interni a proposito della Tav. Si tratta di singolari aspetti di incoerenza politica che dimostrano con chiarezza il tentativo della sinistra di mettere insieme tutto e il contrario di tutto per ingannare gli elettori, senza offrire loro serie prospettive di governo per il Piemonte».

Ma la Bresso, come dicono a Torinio “a l’à i cujun” e ha subito replicato: «Sarebbe bene che Enzo Ghigo e Osvaldo Napoli [anche lui polemico sugli incestuosi accordi] si occupassero della loro maggioranza un po’ franante. È tipicamente illiberale passare la vita a criticare cosa fanno gli altri e a non dire nulla di propositivo. Finora dalla destra ho solo sentito attacchi verso ciò che faccio. Io, invece, da liberale quale sono, non ho mai detto nulla su quella poltiglia che è l’alleanza che sostiene Cota. Girando per la regione sto incontrando molti elettori del Pdl che stanno meditando di spostare il loro consenso verso di me, dopo aver sentito le affermazione del Candidato Presidente leghista Cota e di Umberto Bossi sul ruolo del Piemonte. Per quanto riguarda le lezioni do comunismo e togliattismo si rivolgano pure a Sandro Bondi [coordinatore del Pdl], che [in quanto ex comunista] è un esperto».

Ultime parole della Bresso: «Da vera liberale, io sono in grado di andare d’accordo con le persone di buon senso e, in questo momento così difficile di crisi economica e sociale, la Federazione della sinistra rappresenta quelle persone che si preoccupano per i più deboli e non certo efferati assassini. La Federazione della sinistra non entrerà in maggioranza, ma mi sosterrà elettoralmente, e  i soggetti politici che ne fanno parte hanno governato con me cinque anni senza crisi e senza bisogno di cambiare assessori, come ha fatto il centrodestra».