Formigoni ha un’idea: “Venti regioni sono troppe, facciamone solo tre”

Pubblicato il 29 Settembre 2012 - 19:30 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Venti regioni sono troppe, in Italia ne bastano meno. Roberto Formigoni lo aveva già detto in passato, ma nella giornata di sabato è andato oltre proponendo di ridurle a tre: Nord, Sud e Centro. ”Siamo in una situazione in cui non è più possibile l’eccesso di burocrazia e di enti che abbiamo avuto finora. Regioni sprecone, Regioni da 300 mila, da 600 mila abitanti non sono più accettabili”, ha spiegato al convegno “Ripartiamo dal Nord per far crescere l’Italia” organizzato a Milano dalla fondazione Liberamente, di cui è presidente Mariastella Gelmini.

La data – la stessa del giorno di chiusura degli Stati generali del Nord che la Lega ha convocato a Torino – non sembra casuale. Lega e Pdl si sono rincorsi sui temi cari alle imprese, guardando al Nord, sul federalismo e soprattutto sui risparmi che deve fare la politica. Sullo sfondo resta lo scandalo delle spese nel Lazio, che ha portato alla caduta della giunta di Renata Polverini. Dal Lingotto Roberto Maroni, elencando il dodicesimo punto del manifesto della Lega, ha citato il ”drastico taglio dei costi della politica” da fare con il ”dimezzamento dei parlamentari, il senato federale a costo zero”, e anche con la riduzione ”dei consiglieri regionali con le macroregioni”.

E nello stesso momento a Milano, Alfano ha detto di essere ”indignato dagli sprechi delle Regioni. I consigli regionali devono fare una pesante spending review. E noi saremo durissimi: ogni volta che scopriremo uno dei nostri che sbaglia lo cacceremo”. Formigoni, ora con le inchieste conoscitive in Piemonte ed Emilia Romagna, ha chiesto di aspettare prima di parlare di scandali, assicurando che in Lombardia tutte le spese del Consiglio regionale sono regolamentate e rendicontate. Ma sul bisogno dei risparmi è d’accordo. Per questo ha proposto l’idea delle tre macroregioni a cui Alfano non ha chiuso la porta.

”Noi – ha detto il segretario – siamo d’accordo su ogni cosa che serva al Nord per riprendere la funzione produttiva di locomotiva del Paese”. Ed è qui che ha tirato una stoccata alla Lega Nord che sembra ”abbastanza disinteressata”, a suo dire, a temi come il federalismo e i costi standard di cui ”non capiamo – ha aggiunto – perchè il governo non fa i decreti attuativi”. Su questo il Pdl intende rilanciare. Con il Carroccio non c’è guerra aperta. Parlando ai giornalisti dell’appuntamento del partito di Berlusconi e di quello della Lega a Torino, entrambi rivolti anche alle imprese, l’ex ministro della Giustizia ha detto che ”il dialogo con il mondo produttivo e’ il punto di ricominciamento di un’area moderna di centrodestra che ha difeso le imprese con azioni concrete”.

Però è innegabile che ci sia una certa concorrenza. A frenare, almeno in parte, sulla proposta delle tre macroregioni, dal palco milanese del Pdl, è stato Renzo Tondo. Il presidente del Friuli Venezia ha spiegato di essere alla guida di una regione a statuto speciale con minoranze linguistiche. Quindi se la macroregione è un lavoro comune per migliorare la competitività ”bene”, ma prima devono venire i contenuti poi la macroregione dal punto di vista ”istituzionale”.