Roberta Pinotti: “No F35 se non sono sicuri”. Ma il Pentagono li rimette in volo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2014 - 20:38 OLTRE 6 MESI FA
Roberta Pinotti: "No F35 se non sono sicuri". Ma il Pentagono li rimette in volo

Il ministro della difesa Roberta Pinotti e il premier Matteo Renzi (Foto Lapresse)

LONDRA – “L’Italia non comprerà gli F35, se non sono più che sicuri”. Lo ha ribadito il ministro della difesa Roberta Pinotti a margine del Salone dell’Aerospazio di Farnborough, rafforzando la posizione, già espressa nelle scorse settimane, in seguito alla decisione Usa di lasciare a terra l’intera flotta di caccia. Ma proprio nelle stesse ore, giungono notizie di segno opposto da Washington, con la decisione di rimetterli in volo, seppur con un via libera “limitato”.

Il Pentagono, che una decina di giorni fa si era visto costretto a fermare gli F35 per via di un incidente avvenuto il 23 giugno in Florida, proprio oggi ha sdoganato i caccia, limitandone l’autorizzazione a volare in funzione delle ispezioni ai reattori. Tanto che resta ancora in forse l’apparizione dei velivoli al Salone aeronautico londinese, che si chiuderà domenica. Intanto, dalla stessa sede, il ministro Pinotti  in visita alle aziende tricolori, mette in chiaro la posizione dell’Italia:

 “Non acquisteremo niente che non sia più che sicuro per i piloti e in grado di funzionare. Se ci sono dei problemi devono essere risolti perché la sicurezza viene prima di tutto. Sulla questione esiste un atteggiamento di grande trasparenza, sappiamo che è un progetto tecnico complesso”.

Parole che fanno il paio con quanto già detto a fine giugno, in audizione, dalla stessa Pinotti: ogni decisione è rimandata alla stesura del Libro Bianco sulla Difesa, che verrà messo a punto entro fine anno. Fino ad allora il programma di acquisto (il Governo precedente si era impegnato ad acquistarne 90, di cui 6 comprati) resta sospeso.

Intanto prosegue il pressing del ministro sugli Usa per portare in Italia la realizzazione delle parti pregiate dei nuovi cacciabombardieri. Così l’Italia punta ad arricchire la propria partecipazione nell’ambito del programma e nel sito di Cameri, in provincia di Novara,  l’unico al di fuori degli Stati Uniti, vengono già prodotte ed assemblate parti dell’aereo: circa 200 gli addetti per ora occupati.

“Abbiamo bisogno di un segnale importante dagli Usa per le ricadute sul lavoro”, ha detto il ministro, spiegando di averlo indicato ai colleghi americani che hanno dimostrato “molta attenzione: credo il messaggio sia stato recepito”, ha assicurato Pinotti.

Una necessità sostenuta anche dal nuovo a.d. di Finmeccanica Mauro Moretti, secondo il quale è necessario che l’industria italiana non si occupi solo delle parti di struttura ma anche di quelle “più pregiate”. Pienamente d’accordo il ministro Pinotti: “Considero questo – ha detto – una condizione fondamentale”.