San Valentino, festa pagana di amore e guai: da Ofelia a Ruby da Amleto a Berlusconi

Pubblicato il 12 Febbraio 2011 - 20:31| Aggiornato il 22 Aprile 2014 OLTRE 6 MESI FA

San Valentino è stato per giorni in cima alla hit parade di Google in Italia, come una delle parole più cercate su internet.

Probabilmente giovani e meno giovani, per amore o per routine o per non farsi tormentare troppo, cercavano on line idee su regali e comportamenti per un giorno che negli ultimi decenni è arrivato a dominare la cultura popolare italiana.

Una volta non era così, San Valentino in Italia non era una festa conosciuta.  Avevamo Natale e la Befana, Carnevale e le Ceneri e la Quaresima. Si cominciò a parlare alla fine degli anni sessanta, anche grazie a una canzone, “When I’m Sixty-Four”, scritta da Paul McCartney quando aveva solo 16 anni ma, come molti ragazzi che hanno conosciuto la povertà, già allora attento alla vecchiaia.

La canzone ha inizio con queste parole: “When I get older losing my hair/ Many years from now/ Will you still be sending me the Valentine/ Birthday greetings, bottle of wine”, che tradotto in italiano suona “Quando invecchierò e comincerò a perdere i capelli/ Tra tanti anni/ Mi manderai ancora gli auguri per San Valentino/ per il compleanno e una bottiglia di vino?”, ma per i ragazzi di quegli anni (la collezione St. Pepper ecc. uscì nel 1967) quella parola Valentine aveva un suono davvero esoterico.

Poi qualcuno al marketing della Perugina o alla Ferrero capì il  potenziale di quella festa e oggi non c’è ragazza o donna che non includa San Valentino tra le feste che il fidanzato o il marito non possono permettersi di trascurare, quasi fosse ormai un annuale rinnovo dei voti d’amore.

In realtà San Valentino è una festa che nasce nel mondo anglosassone e vi è molto radicata e diffusa. In Australia, la sera di San Valentino, tutti vanno al ristorante per evitare che le donne (anche da quelle parti non sono molto cavalieri verso le compagne) debbano spignattare e lavare i piatti; chi se lo può permettere passa la notte in albergo, così è evitata anche la fatica di rifare il letto il mattino dopo.

Ma in Italia San Valentino è un santo italiano: la bandiera se la contendono in tre, uno da Genova, uno da Terni e uno da Roma, che ha vinto la selezione. Tuttavia in Italia il rito era sconosciuto, fino all’intervento, come già detto, dell’industria dei cioccolatini.

In tutto questo c’è una ragione, perché mai e poi mai in Italia la Chiesa, che pure si è appropriata del natale del dio Sole trasformandolo nel Santo Natale di Gesù, avrebbe permesso una continuità troppo stretta, ancorché mediata da un santo, con la festa pagana romana dei lupercali.

Si trattava di una festa antichissima, radicata nella tradizione e nel mito di cui solo di recente gli archeologi guidati da Andrea Carandini hanno trovato riscontro materiale in una grotta ai piedi del colle Palatino a Roma che era stata inglobata, per evidenti ragioni di simbologia politica, nella mega villa di Augusto, non a torto considerato dallo storico inglese Ronald Syme come un grande e irraggiungibile precursore di Hitler (e, possiamo aggiungere, dei vari Mussolini, Stalin, Castro, Chavez e nel suo impotente piccolissimo Berlusconi).