Sicilia “da bere…e anche mangiare”: le spese allegre della Regione

Pubblicato il 29 Gennaio 2010 - 14:47 OLTRE 6 MESI FA

Sicilia felix, un bancomat senza fondo per la spesa pubblica, qualunque spesa. Quattro milioni di euro per il sessantesimo anniversario del Parlamento regionale, 240 milioni per i corsi di formazione professionale, 97,5 milioni per il 118, 23 giornalisti per l’ufficio stampa della Regione, 216mila euro per il logo della Regione, mille i dipendenti per curare il verde a Palermo, 9594 i dipendenti del Comune…

“Non ci sono soldi per le infrastrutture”: con queste parole il Comune di Favara aveva spiegato lo stato di degrado del palazzo crollato, all’indomani della morte delle sorelle Bellavia. Solo dopo, però, si era scoperto che l’amministrazione comunale aveva speso migliaia di euro per arredare con cura l’ufficio del sindaco. Una passione, quella per il lusso e le comodità, che hanno un po’ tutti i politici siciliani. In vita, ma anche in previsione della loro morte, dato che tra i provvedimenti votati dal Consiglio regionale c’è anche il contributo di cinquemila euro che spetta a ognuno per le spese funerarie.

Mancheranno pure fondi per scuole e abitazioni, ma i novanta consiglieri regionali che siedono a Palazzo dei Normanni ne hanno trovati abbastanza per finanziare altro. A cominciare dal loro stipendio mensile, di quasi ventimila euro, unica Regione d’Italia in cui i consiglieri hanno lo stesso compenso dei senatori nazionali. Dando uno sguardo alle cifre della politica siciliana, lo scandalo di Favara rientra dunque in una prassi già diffusa altrove. Anche la gola, ad esempio, è un vizio che deve essere soddisfatto. Così, da pochi mesi, è stata aperta una seconda buvette che offre solo menù etnici selezionati accuratamente. Gli onorevoli (che per legge hanno il diritto di farsi chiamare deputati) pagano pochi spiccioli per mangiare: 2,25 euro per un primo, 3,38 per un secondo, 1,13 per un contorno. Tutto il costo della cucina è conteggiato nelle spese del Parlamento, quindi dei contribuenti. Senza contare l’esclusività dell’accesso: i 220 collaboratori dei politici non sono ammessi al servizio, riservato solo a consiglieri e loro portaborse.

Ma i politici siciliani hanno anche un’innata sensibilità per le ricorrenze più importanti. L’Assemblea ha infatti deciso di spendere 216mila euro per il nuovo logo, in occasione del 60° anniversario dell’autonomia regionale. Peccato che la ricorrenza cadesse nel 2007 e feste ed eventi continuano tre anni dopo. Il Procuratore generale della Corte dei conti, Giovanni Coppola, ha anche sollevato la questione delle spese di formazione stanziate dalla Regione: 240 milioni di euro, circa 108 euro per cittadino. Ma la professione dell’insegnamento non porta grossi frutti, al momento: ogni corso è in media frequentato da undici allievi e solo uno di loro, in media, trova lavoro. Un investimento “di cui forse non vale troppo la pena”, come ha detto lo stesso Coppola.

Va meglio per i giornalisti assunti dalla Regione nell’ufficio stampa: rigorosamente tutti e venti a chiamata diretta e con un immediato contratto a tempo indeterminato. La Corte dei conti, per questa assunzione in blocco, ha chiesto un risarcimento all’ex governatore Totò Cuffaro di 7,3 milioni. I politici siciliani potrebbero difendersi citando, come settore di cui andare fieri, quello dei soccorsi: per ogni ambulanza siciliana, infatti, ci sono dodici soccorritori; la Sise, la società che gestisce il servizio d’emergenza del 118, ha 3200 dipendenti, il doppio di quanti ve ne siano per lo stesso impiego in Piemonte. Ma a dispetto di questi numeri, la gestione passata ha registrato un buco da sessanta milioni di euro. Le città più importanti dell’isola, alla fine, si sono adeguate al modello centrale e hanno smesso di badare alle spese. Come a Palermo che, con il completamento della stabilizzazione di tremila precari, diventerà il Comune con più personale d’Italia: 9.594 dipendenti, uno ogni 69 abitanti.