Sociologo Marziale: “Intercettazioni decisive per risolvere il caso di Dodò”

Pubblicato il 22 Giugno 2010 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Marziale

“Voglio solo dire che io e mia moglie grazie alle intercettazioni forse riusciremo ad avere giustizia per la morte di nostro figlio. Perché delle persone, che ancora non sono imputate, ma indagate, sotto intercettazioni hanno fatto nomi e cognomi”. A parlare è Giovanni Gabriele, papà di Domenico “Dodo'”, ferito a morte il 25 giugno dello scorso anno mentre giocava a calcetto su un campetto alla periferia di Crotone e deceduto il 20 settembre dopo tre mesi di coma.

Della stessa idea anche il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia:  “Le parole di Giovanni Gabriele sull’importanza delle intercettazioni non possono non indurre a riflessione”.

“Non c’è dubbio – sostiene Marziale – che bisogna porre un freno all’utilizzo indiscriminato delle resocontazioni giornalistiche dei contenuti delle intercettazioni, ma bisogna fare attenzione a delimitare l’azione degli inquirenti, perché il crimine ne trae sicuro giovamento. Le attività criminose non sono più territorialmente circoscritte, poiché la globalizzazione in atto facilita gli scambi internazionali, pilotati dal sistema delle telecomunicazioni. Per cui le limitazioni all’attività investigativa delle intercettazioni fanno solo ed esclusivamente il gioco dei criminali”.

“No al gossip giornalistico fondato sulle intercettazioni – conclude il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori – ma sì alle intercettazioni che assicurano i criminali alla giustizia. Forse il Governo farebbe meglio a conferire priorità a ben altre emergenze”.