Terremoto in Molise, il miracolo di Michele Iorio: 14 i comuni colpiti, 84 i risarciti

Pubblicato il 15 Novembre 2012 - 13:22 OLTRE 6 MESI FA
Le macerie della scuola di San Giuliano di Puglia: 27 bambini morti, il simbolo del terremoto che colpi il Molise nel novembre 2002 (LaPresse)

SAN GIULIANO DI PUGLIA, CAMPOBASSO – Per il terremoto che scosse il Molise il 31 ottobre 2002 lo Stato ha speso 900 milioni di euro in meno di dieci anni, quasi 100 milioni di euro erogati all’anno. Ma la scossa di magnitudo 5.4 che il sismologo Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Ingv, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, aveva definito “terremotino”, avrebbe dovuto danneggiare 14 comuni. Erano quelli compresi nell'”area del cratere”, secondo i calcoli dell’Ingv e della Protezione Civile.

Ma alla fine il risarcimento dei danni è arrivato a 84 comuni, praticamente tutta la provincia di Campobasso e parte di quella di Isernia. Un fiume di denaro pubblico speso sull’onda della commozione per i 27 bambini morti insieme alla maestra nel crollo della scuola Jovine di San Giuliano di Puglia. Crollo dovuto – come hanno chiarito i processi – alle carenze strutturali di un edificio costruito non a norma e senza certificato di collaudo.

Così il sostituto procuratore Mario Papa ha depositato il 3 settembre scorso la richiesta di rinvio a giudizio per Michele Iorio, governatore del Molise dal 2001, per “abuso d’ufficio” e “indebita percezione di soldi ai danni dello Stato”.

Iorio, che fu nominato commissario all’emergenza, decise con un “atto monocratico” – cioè da solo – di allargare l'”area del cratere” dai 14 Comuni inizialmente indicati da Protezione Civile e Ingv agli 84 che poi hanno beneficiato dei risarcimenti. Ha scritto il pm Papa nella richiesta di rinvio a giudizio:

“Iorio procurò intenzionalmente un ingiusto e cospicuo vantaggio patrimoniale ai comuni, resi co-destinatari dei fondi, in assenza di effettivi danni dovuti al sisma e per questo non ricompresi tra i beneficiari individuati con criteri oggettivi dal governo nazionale. 

[…] Il commissario delegato ampliava abusivamente il numero dei comuni colpiti, anche a fini elettorali-propagandistici, non avendone la competenza, né la legittimazione, che spettava esclusivamente al presidente del Consiglio, così arrecando sia un ingiusto vantaggio agli abitanti e ai comuni non ricompresi nel provvedimento del governo, per opere non collegate al sisma, consistito in ingentissimi contributi finanziari, anche sotto forma di benefici fiscali, sia di conseguenza un ingiusto danno a quelli dei comuni effettivamente colpiti dal sisma individuabile nella sottrazione e nella diminuzione dei fondi stanziati esclusivamente per loro dal governo nazionale”.