Toto Quirinale spacca il Pd, rischio ‘franchi tiratori’: “Saranno minimo 80”

di Daniela Lauria
Pubblicato il 16 Aprile 2013 - 13:03| Aggiornato il 19 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA Li chiamano Mpm “malmostosi per Marini”, sono gli ex democristiani che all’interno del patito democratico scalpitano e allargano le crepe perchéhanno capito che non sarà Franco Marini il candidato del partito al Colle”. A interpretare i malumori è Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera che spiega come la questione quirinalizia stia agitando a tal punto il Pd che il rischio rottura si fa sempre più concreto. Tanto che c’è già chi si è messo a fare la conta dei possibili “franchi tiratori”: “Saranno minimo 80 chiunque sia il candidato”, riporta il Corriere.

Meli racconta di un Fioroni che scuote la testa e mormora sardonico: “Amato da gran paraculo può fare anche il para-cattolico”. Dario Franceschini consuma le suole percorrendo su e giù il Transatlantico. E poi ci sono i renziani e i cosiddetti “giovani turchi”, quei bersaniani impuri che

gli uomini del segretario vogliono incorporare alla loro corrente per riallargare una maggioranza che rischia di essere una minoranza.

Le divisioni non possono più restare sotto traccia e il segretario non ce la fa più a compattare i suoi. Sente la maggioranza sfuggirgli di mano da quando Renzi ha “bocciato” due dei petali che componevano la sua rosa: Franco Marini e Anna Finocchiaro. Non vuole farsi dettare la lista da Renzi, ma certo è che prescindere dal sindaco, ormai, non è possibile: ha occupato la scena e poi “se non sono più che immacolati, alle accuse di Matteo seguono quelle della gente, dei grillini e in questo clima meglio lasciar perdere”, spiega un autorevole fonte bersaniana al Corriere. 

Il segretario e il sindaco sono ormai ai ferri corti. Da un lato c’è Bersani che si sfoga: “Quello è un irresponsabile. Ha paura che io riesca a fare un governo che duri mentre lui vuole andare alle elezioni anticipate. Ma ha fatto male i suoi calcoli”.

Dall’altro c’è Renzi che maligna: “Vogliono comandare loro, sempre e solo loro (gli ex ds), adesso si sono inventati anche Barca, ma facessero quello che vogliono: se preferiscono perdere per non allargare il perimetro oltre la sinistra, affari loro”. Si sente sotto attacco e ai suoi confida: “Se continuano così, io rischio di ereditare una terra bruciata”.

Ma, conclude Meli, c’è pure un’altra accusa rivolta a Bersani, che unisce i malumori dei renziani, dei dalemiani e dei veltroniani.

È di nuovo Rughetti a spiegare di che cosa si tratta: «Mi piacerebbe che Bersani facesse più il segretario e meno il candidato premier. Tutti sanno che il governo di minoranza non esiste e non serve: un esecutivo che così non è utile e non va messo in pista». Già, però Bersani è seriamente intenzionato ad andare avanti con il suo governo di minoranza. Non spera che i grillini cambino casacca adesso, però è convinto che con il tempo alcuni lo faranno.