Vendola ha il voto dei giovani perché ha fatto bene

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 29 Gennaio 2010 - 09:03 OLTRE 6 MESI FA

Qualcuno pensava che Nichi Vendola non andasse bene come presidente della Regione Puglia, ma questo “qualcuno” non aveva fatto i conti con i locali elettori del centrosinistra, che alle primarie hanno confermato il governatore in modo plebiscitario. “Qualcuno” non aveva capito che da quelle parti si vota sulla base dei fatti, non della fantapolitica.

In Puglia, come dappertutto, la storia insegna che nelle elezioni amministrative i cittadini esprimono le proprie scelte politiche dopo aver considerato l’operato dei vari candidati e dei loro partiti, sulla base dei risultati e della affidabilità gestionale e non tanto o soltanto dell’ideologia. Una sorta di “federalismo elettorale”: anche in tempi non sospetti la Democrazia Cristiana, padrona assoluta del Parlamento, doveva spesso consegnare comuni, province e regioni a qualche comunista autoctono. In fondo era anche quella la poltica dei “due forni”, applicata non da quel genio di Andreotti, ma dalla gente comune.

Il perché del fenomeno è semplice, forse addirittura banale: in comunità “ristrette” vince chi più difende gli interessi di quella comunità. Così, anche nel recente caso della Puglia, concetti come “alleanze allargate” e “coalizioni di unità nazionale” non hanno acceso particolari entusiasmi nemmeno tra gli elettori del Pd, nonostante i guru del partito abbiano chiamato a raccolta i propri uomini.

Il caso Puglia lo dimostra, anche perché Vendola aveva dalla sua un vantaggio non da poco: aver già governato e quindi poter essere giudicato per il lavoro svolto e non per le promesse elettorali. Il suo elettorato lo ha promosso. Quali possono essere i motivi della sua popolarità tra i pugliesi di sinistra?

Punto primo: Vendola è uscito – fino a questo momento – “pulito” dallo scandalo della sanità. La sua partecipazione attiva alle irregolarità non è stata dimostrata. Anzi, non ha esitato a fare piazza pulita quando alcuni componenti della sua giunta erano solo in “odore” di avviso di garanzia: così è stato per l’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco; così è stato per l’ex vicepresidente Sandro Frisullo, coinvolto nello scandalo di Palazzo Grazioli e amico di Gianpaolo Tarantini.

Punto secondo: Vendola ha vinto la battaglia dell’acqua. La sua giunta ha approvato una legge regionale che ha di fatto evitato la privatizzazione dell’Acquedotto Pugliese. E la sua spiegazione è stata di una semplicità disarmante: «L’acqua deve rimanere pubblica perché è un bene di tutti».

Punto terzo: Vendola ha portato avanti una politica ecologica che viene incontro al volere delle comunità locali. Si è sempre opposto al rigassificatore di Brindisi e ha ribadito più volte il “no” alla costruzione di centrali nucleari sul territorio regionale.

Punto quarto: Vendola ha portato dalla sua parte i giovani. I giovani lo hanno sostenuto in maniera fondamentale durante la campagna elettorale di 5 anni fa: è ancora nitida l’immagine dei treni traboccanti che prima delle elezioni del 2005 riportavano in “patria” i fuorisede. Lui li ha ripagati, investendo su di loro un mare di fondi. Con “Bollenti Spiriti” e “Ritorno al Futuro”, la Regione ha utilizzato in modo utile e efficace i fondi europei, che molto spesso altrove nel migliore dei casi finiscono non spesi e in molti casi  portano anche in galera chi ne fa cattivo uso.

Vendola invece ha istituito borse di studio per i master: tanti pugliesi “in bolletta” hanno avuto così la possibilità di studiare fuori della regione, anche al Nord, in università dove solitamente possono andare solo i meridionali ricchi. Con “Principi attivi” ha finanziato molti progetti giudicati meritevoli, stimolando la capacità d’iniziativa.

Sono questi alcuni dei motivi che hanno spinto il 70% del “popolo delle primarie” a rinnovare la propria fiducia a Vendola. I risultati da lui ottenuti sono evidentemente letti come “conquiste” che buona parte dei pugliesi non vogliono rischiare di perdere.

Se vincesse un altro candidato, probabilmente le questioni relative ad acqua, rigassificatore e nucleare prenderebbero un’altra piega. Altro che Udc, altro che appelli al “voto utile”. Per un popolo così concreto, abituato al duro lavoro e dedito al commercio, il voto utile è quello che va a favore dei propri interessi.