Taglio degli onorevoli vitalizi: la Camera respinge il ricorso dei 35

Pubblicato il 9 Maggio 2012 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
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(Lapresse)

ROMA  – 35 deputati fecero ricorso contro il taglio del vitalizio, ma il consiglio di giurisdizione della Camera dei Deputati ha ”rigettato i ricorsi proposti in tema di assegni vitalizi spettanti ai deputati cessati dal mandato”. Lo comunica una nota di Montecitorio. I ricorsi degli ex parlamentari contro le nuove norme che tagliano i vitalizi, sono stati respinti perche’ quelle norme sono ”ragionevoli”.

Erano 35 i ricorsi di ex deputati presentati alla Camera, contro le norme che hanno elevato l’eta’ anagrafica per percepire il vitalizio. Quelle norme (che dal 2012 hanno anche introdotto il sistema contributivo per le pensioni degli onorevoli), stabiliscono che i parlamentari cessati dal mandato, che prima potevano andare in pensione a 50 anni, ora dovranno aspettare fino ai 60 o 65. Il Consiglio di giurisdizione, presieduto da Giuseppe Consolo (Fli) e composto da Tino Iannuzzi (Pd) e Ignazio Abbrignani (Pdl), ha deciso di rigettare tutti i ricorsi e dare torto a chi chiedeva di godere delle vecchie regole piu’ favorevoli. Una nota dell’organo parlamentare comunica che il 7 maggio sono state depositate ”le sentenze nn. 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39 e 40/2012/CG”, con le quali il Consiglio di giurisdizione ”ha rigettato i ricorsi proposti in tema di assegni vitalizi spettanti ai Deputati cessati dal mandato. I ricorsi – si ricorda – erano stati presentati tra l’11 gennaio e il 20 febbraio di quest’anno ed impugnavano l’elevazione dell’eta’ anagrafica minima per percepire l’assegno vitalizio”. La nota elenca in sintesi tre motivazioni, alla base delle sentenze.

La prima e’ che ”secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale l’assegno vitalizio ha caratteri tipici del modello previdenziale; i principi dell’evoluzione legislativa in questa materia possono pertanto applicarsi a tali vitalizi”.

Insomma, cosi’ come viene elevata l’eta’ di pensionamento per i cittadini, si puo’ elevare anche quella per i parlamentari. Inoltre, ”nei casi esaminati si e’ riscontrata l’assenza di diritti quesiti in capo ai ricorrenti, sicche’ le modifiche oggetto di controversia sono state considerate legittime, alla luce della giurisprudenza costituzionale che consente modifiche normative ai trattamenti previdenziali di durata, anche in senso peggiorativo rispetto alla disciplina anteriore”. Infine, ”e’ stata ritenuta ragionevole la soluzione normativa introdotta dalla Camera con le delibere impugnate, che altresi’ non ledono valori o interessi costituzionalmente protetti”.