Il voto? “Una stronzata”. Gli elettori? “Attratti da una mignotta”. Le riflessioni di Sallusti

di Lucio Fero
Pubblicato il 31 Maggio 2011 - 13:57 OLTRE 6 MESI FA

Alessandro Sallusti (Lapresse)

MILANO – In un’ora imprecisata del lunedì dei risultati, ma non deve essere stato tanto inoltrata dato che alle sei del pomeriggio si sapeva tutto quello che c’era da sapere, dal computer del suo ufficio Alessandro Sallusti comincia scrivere l’editoriale, la riflessione, il commento alle elezioni che la mattina dopo aprirà il suo quotidiano e spiegherà ai lettori de Il Giornale cosa è successo e perché. Forse per un momento deve aver accarezzato l’idea di un incipit alla Charlie Brown, qualcosa del tipo: “E’ stato un voto buio e tempestoso…”. Ma, se ha avuto questa tentazione, ha poi deciso di planare su qualcosa di più sofisticato. Ecco l’analisi del voto made in Sallusti: “Nonostante esperti politologi, raffinati sociologi e anche qualche immancabile teologo ci abbiamo spiegato negli ultimi quindici giorni, e lo faranno ancor più oggi e nei prossimi, come tutto questo abbia un senso profondo e fondamentale per il destini del Paese, noi continuiamo a non capire e a ritenerlo più semplicemente…”. E qui sembra di vedere Sallusti che cerca la parola che illumina e comprende, che con la mente sfoglia il suo vocabolario di concetti, che si liscia i polpastrelli mentre riflette e conia. Alla fine ce la fa: “Noi continuiamo a non capire e a ritenerlo più semplicemente una grande, enorme stronzata”. Ce l’ha fatta, l’ha detto, anzi scritto e stampato: il popolo elettore e sovrano stavolta è stato “stronzo”. Non vi è chi non veda la serenità, profondità e qualità dell’analisi e lettura del voto.

Che si fa, nei paragrafi successivi dell’editoriale, più argomentata e divulgativa. Ecco la metafora di Sallusti: “La maggioranza di governo ha generato stanchezza e quindi mancanza di entusiasmo nel suo elettorato, in alcuni casi attratto, come capita ai mariti annoiati, dalla mignotta di turno camuffata da dama raffinata, ma dalla scappatella al divorzio la strada è lunga…”. Dunque stronzi e puttanieri quelli che stavolta non hanno votato per Berlusconi e il suo partito e “mignotta di turno” chi ha vinto le elezioni, a cominciare da Pisapia. Il Giornale è il quotidiano più diffuso della destra italiana, a suo modo e con parole sue il direttore Alessandro Sallusti ha spiegato come meglio non si potrebbe perché hanno perso. E le altre “teste d’uovo”, gli altri cervelli pensanti e comunicatori brillanti della destra giornalistica e d’opinione? Vittorio Feltri firma su Libero un editoriale dove si invoca che “Berlusconi torni a far Berlusconi, il Berlusconi di una volta”. Auspicio chiaro e lamento sincero e illuminante, della famiglia del “Signora mia, non ci sono più le mezze stagioni”. E Giuliano Ferrara? Dopo aver detto e scritto che Letizia Moratti ce l’avrebbe fatta comunque, ha poi spiegato che tutta la campagna elettorale e tutte le mosse politiche della destra sono state sbagliate. Ha indossato i panni e usato i toni di un Gino Bartali della destra: “tutto sbagliato, tutto da rifare”. Ma della destra Giuliano Ferrara è parte, anima, cervello e voce. Dicono sia la mente più lucida e brillante, stavolta ha prodotto il classico: “Abbiamo vinto, avete perso”. Da lui ci si poteva aspettare qualcosa di più lavorato ed originale.