Abu Omar: “Deluso dalla sentenza e dalla politica italiana”

Pubblicato il 5 Novembre 2009 - 09:07 OLTRE 6 MESI FA

“Non sono soddisfatto della sentenza del giudice di Milano”. Intervistato dalla Stampa, Abu Omar, l’imam rapito nel febbraio del 2003 accusa la politica italiana: “E’ come se mancasse una parte importante della verità sul mio sequestro, perchè ritengo che il generale Pollari sapesse perfettamente quello che mi sarebbe accaduto e quello che è successo poi. Lo ritengo, dunque, responsabile quanto gli altri”.

Per Abu Omar “il vero numero uno l’ha fatta franca: la magistratura italiana è riuscita a individuare i veri colpevoli senza, però, fare giustizia”.

“Il governo Berlusconi ha negato ripetutamente di avere a che fare con il mio rapimento. E mi ha colpito anche il governo Prodi che ha seguito le orme del governo Berlusconi. Adesso mi auguro – aggiunge – che il mio avvocato e la Procura di Milano presentino appello. Inoltre, ho sollevato il mio caso davanti al Tribunale europeo per i diritti dell’uomo. E mi aspetto una sentenza migliore di quella di Milano”.

Abu Omar usa toni critici anche nei confronti dell’attuale presidente Usa. “Ho chiesto al presidente Obama di fare giustizia, ma ora mi sembra di aver puntato sul cavallo perdente – afferma – Ritengo che Obama, quando si tratta di affrontare questioni che riguardano il mondo arabo, usi un doppio binario”.

Sulla messa al bando delle ‘extraordinary rendition’, “non c’è dubbio che la mia vicenda abbia contribuito – dichiara – così come non c’è dubbio che questa sentenza sia anche un monito e un avvertimento rivolto ai servizi di sicurezza americani e più in generale a tutti affinchè la smettano di compiere simili azioni”.

Il giudice del processo, Oscar Magi, dalle pagine del Corriere della Sera spiega: “Alcuni processi non dovrebbero andare avanti a un giudice solo. Questa fatica morale è difficilmente sostenibile, qualche volta. Ho ancora le mani che mi tremano”.

In merito alle prove sottratte dopo il pronunciamento della Consulta, “come cittadino e come giudice rispetto la Corte anche quando dice cose che non condivido – dichiara Magi – posso accettare in maniera del tutto tranquilla quella sottrazione delle bocce in campo, perchè prima che giudice sono cittadino di questo Stato, e mi interessa che lo Stato mantenga la sua integrità e la sicurezza nazionale. Ma, come giudice, non mi ha fatto piacereù”.

Magi definisce “davvero intollerabile che non si voglia capire che un giudice condanna o assolve solo sulla base di quello che emerge dagli atti del processo. All’inizio del processo – afferma – vi furono dichiarazioni di politici al limite del paranoico, quasi che io fossi la longa manus dei terroristi internazionali. In una occasione la conferma del segreto di Stato, da parte della presidenza del Consiglio, mi è arrivata a casa. Un sabato pomeriggio persone da Roma mi bussarono alla porta per consegnarmi un plico, che mi precipitai a portare nella cancelleria del tribunale. Mi è sembrata una personalizzazione fuori luogo, come se Palazzo Chigi dicesse: il conflitto (di attribuzione tra poteri dello Stato) non è con te tribunale, ma con te Oscar Magi”.