Caso Battisti, Frattini: “Napolitano non ce l’ha con noi. La colpa è di tutti”

Pubblicato il 9 Gennaio 2011 - 08:35 OLTRE 6 MESI FA

Franco Frattini

”E’ mancato qualcosa, è vero”, ma si è trattato di ”una lacuna della politica italiana nel suo complesso, non certo riconducibile agli ultimi tre anni”. Così, intervistato da Repubblica, il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta le parole di ieri del presidente Giorgio Napolitano, secondo il quale la mancata estradizione di Cesare Battisti è dovuta anche alla “incapacità della cultura e della politica italiana di trasmettere il significato vero degli anni del terrorismo in Italia”.

Il ministro sottolinea che il Colle non chiama in causa l’attuale esecutivo, ma ”l’incapacità dell’Italia nel rendere pubblico un dibattito serio sul terrorismo” e questo, prosegue, ”è un problema più generale”.

”Purtroppo – aggiunge Frattini – non abbiamo messo in luce a sufficienza ciò che oggi rivendichiamo con forza: e cioè che i cosiddetti combattenti di allora, dai Settanta fino agli omicidi Biagi e D’Antona, combattevano contro il sistema democratico, non contro una dittatura”.

Battisti, afferma Frattini, ”è un delinquente, un assassino che per altro ha rivendicato i suoi omicidi”, e la mancata estradizione è da ascrivere a una ”decisione politica” di Lula, che ”ha avuto una forte caratterizzazione ideologica”.

Il titolare della Farnesina confida che il Tribunale supremo di Brasilia non escluda l’estradizione: ”Riteniamo – dice – che un Paese come il Brasile, che spera di diventare membro permanente dell’Onu, non desideri essere trascinato davanti al Tribunale internazionale dell’Aja, perché è la via estrema che siamo pronti a intraprendere”.

Frattini lamenta infine la ”mancanza” della voce dell’ Europa in questo caso e definisce ”pessimo” l’esempio della ‘dottrina Mitterrand’, ”in virtù della quale – osserva – i terroristi come Battisti hanno trovato ricovero e protezione Oltralpe”.

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