Brasile, ritirato il passaporto a Bolsonaro, arrestato il presidente del partito. Trovate altre prove di golpe

La Polizia Federale (PF) ha trovato sul cellulare di Mauro Cid, ex aiutante di campo di Jair Bolsonaro (PL), lo schema di un "colpo di stato"

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Febbraio 2024 - 16:54
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Foto Ansa

La polizia federale brasiliana ha sequestrato il passaporto dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Il documento si trovava nell’ufficio del leader di destra presso la sede della sua formazione politica, il Partito liberale, a Brasilia, dove gli agenti stavano eseguendo un mandato di perquisizione e sequestro. L’informazione è stata confermata da Paulo Bueno, uno degli avvocati dell’ex presidente alla G1 della Globo.

“Le forze armate come potere moderatore”

La Polizia Federale (PF) ha trovato sul cellulare di Mauro Cid, ex aiutante di campo di Jair Bolsonaro (PL), lo schema di un “colpo di stato”. Il documento, diverso da quello sequestrato a casa dell’ex ministro della Giustizia Anderson Torres, fornisce una guida passo passo in otto tappe affinché le forze armate potessero assumere il comando del Paese nel caso della sconfitta dell’ex presidente nelle urne. Il piano del tentato golpe è stato rivelato dalla rivista Veja.

Il documento di tre pagine, intitolato “Le forze armate come potere moderatore” fa parte di un rapporto preparato dai servizi segreti della polizia federale su quanto trovato nel cellulare di Cid. Il primo passo della roadmap golpista prevedeva l’invio ai militari di una relazione su presunte irregolarità commesse dalla magistratura.

Brasile, ritirato il passaporto a Bolsonaro

Una volta ricevuto il rapporto, le Forze Armate avrebbero previsto un intervenuto per “ristabilire l’ordine costituzionale”, con la sospensione delle decisioni della magistratura, fino all’allontanamento dei ministri del Tribunale superiore elettorale, con la giustificazione che sarebbero stati “responsabili di compiere atti che violano le prerogative di altri poteri”. Una delle ultime fasi del complotto prevede la convocazione di nuove elezioni, visto il riconoscimento, da parte delle forze armate, di una “situazione in disaccordo con la Costituzione”.