Elezioni: Portogallo a destra, Perù svolta a sinistra

Pubblicato il 6 Giugno 2011 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Portogallo in crisi scarica il partito Socialista e vira a destra. Dall’altra parte del mondo il Perù svolta nettamente a sinistra. A completare l’esito del week end elettorale c’è la conferma del partito conservatore, già al governo nella legislatura precedente, in Macedonia.

Perù – Nel Paese sudamericano si affrontavano al ballottaggio il nazionalista di sinistra Ollanta Humala e Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente attualmente in carcere. Ha vinto di un’incollatura (51 a 49) Humala, già sconfitto al ballottaggio da Alan Garcia nel 2006. Il Perù che esce da queste elezioni politiche è però un Paese sostanzialmente spaccato in due. Tanti, poi, gli elettori che hanno scelto “turandosi” il naso tra due candidati per certi versi controversi.

Keiko Fujimori rappresentava infatti la continuità con il decennio del padre Alberto, attualmente in carcere a Lima per corruzione e per i modi “spicci” con cui ha combattuto il terrorismo durante i suoi due mandati. Fujimori padre è l’uomo che sciolse il Parlamento e che riscrisse la Costituzione per rendere possibile la sua terza rielezione. Per la figlia Keiko, però, “Papà è stato il miglior presidente della storia del Perù”.

Anche Humala, però, desta più di qualche preoccupazione nella comunità internazionale. Militare, di sinistra, nazionalista e populista: una serie di ingredienti che fanno pensare ad un Hugo Chavez in “salsa andina”. Proprio la vicinanza col presidente venezuelano di cui si è dichiarato amico fu la causa della sconfitta al ballottaggio del 2006. In questa campagna elettorale si è mostrato più moderato e ha chiesto a Chavez di tacere. I dubbi, però, restano: anche per quel suo fratello in carcere per aver tentato un golpe diversi anni fa.

Portogallo – Il Partito Socialista paga a caro prezzo la crisi economica e la necessità di dover preparare un piano anti-default lacrime e sangue per ottenere gli aiuti europei. L’impresa, per l’ex premier Josè Socrates, era titanica: fare una manovra senza avere la maggioranza parlamentare. Socrates, sconfitto dai numeri, si era già dimesso all’indomani del no delle Camere alle misure di austerity. Poi è stata la volta del voto e i socialisti hanno pagato dazio: il centrodestra di Pedro Passos Coelho ha ottenuto il  40,6% dei voti contro il 28,5% del Ps di Socrates. Sconfitta netta cui va sommato un altro 10,9% di voti preso dall’altro candidato di centrodestra, Paulo Portas.

Lo scenario scontato, a questo punto, è che Passos Coelho e Portas facciano un governo di coalizione (in due hanno la maggioranza assoluta) relegando i socialisti all’opposizione. Socrates, preso atto della sconfitta, si è dimesso da ogni incarico nel partito per non condizionare le scelte della nuova direzione”, che sarà eletta da un congresso straordinario.

Altro dato significativo del voto è l’astensione che ha toccato la punta record del 42%. Difficile quindi dire se si tratti di svolta a destra o di “punizione” inflitta a Socrates. Il dato politico resta: la penisola iberica “rossa” non esiste più, dissolta dal debito e dalla “indignazione”. Prima era toccato a Zapatero, domenica è stata la volta di Socrates. La sostanza non cambia: Spagna e Portogallo hanno girato a destra.

Macedonia. Nella piccola repubblica dell’ex Jugoslavia ha invece prevalso la continuità. Le elezioni anticipate hanno confermato la maggioranza relativa al governo uscente, quello dei conservatori del  VMRO-DPMNE.

Anche se finora dalla commissione elettorale non è stato ancora diffuso alcun dato ufficiale, vari istituti di ricerche politiche e demoscopiche danno la vittoria al partito del premier Nikola Gruevski. Secondo mos, uno di tali istituti, al VMRO-DPMNE sarebbero andati 56 deputati, all’Unione socialdemocratica (SDSM) del leader dell’opposizione Branko Crvenkovski 43, all’Unione democratica albanese 14, all’altro partito albanese Dpa nove. Secondo gli osservatori tuttavia, il VMRO-DPMNE non sarebbe in grado di governare da solo e avrebbe bisogno di trovare un alleato per formare una nuova coalizione di governo. Il parlamento macedone e’ composto da 123 deputati.